Il gotico playboy che seminava figli

Ebbe sette pargoli da tre donne. Amava i romanzi con atmosfere inquietanti e secondo alcuni ne «dettò» ipnoticamente uno alla sua dolce e macabra signora

Era il classico playboy scavezzacollo. Libertino in privato, arrogante in pubblico. Fece soffrire chi lo amava e fu inesauribile nei capricci. Alla fine pagò con la morte a 29 anni i propri eccessi.
Aveva la passione della velocità e volle correre come il vento sulle onde del mare. Si fece costruire da un mastro d’ascia di Genova una goletta del tipo inglese. Era un trabiccolo di sette metri al quale fece aggiungere una vela a gabbia per incrementarne la velocità. La barca divenne rapidissima e pericolosissima. Un giorno, rientrando da Livorno diretto a San Terenzo, si trovò nel mezzo di una tempesta con a bordo un tenente di vascello della Compagnia delle Indie. Era un amico, ma solo perché ignorava che il Nostro aveva imbastito una tresca con sua moglie. Mentre attorno a loro il naviglio locale si affrettava a rientrare, i due inglesi proseguirono a vele spiegate. «Se non le riducete siete perduti», li avvertì il capitano di una delle imbarcazioni in fuga verso la costa. «No» urlò il Nostro e fu visto fermare il compagno che voleva abbassare le vele, afferrandolo per un braccio come se fosse in collera.
Di lì a poco, un’immensa ondata si abbatté sul trinchetto che si riempì d’acqua come un otre trascinando a picco la goletta. Dieci giorni dopo, il mare depose il corpo del Nostro sulla spiaggia di Viareggio. Il suo compagno invece giace nei fondali da 185 anni. Mary, la moglie del ventinovenne, fece cremare sul posto le spoglie del marito. Spento il rogo, si constatò che il cuore era rimasto intatto. Mary allora inumò le ceneri nel cimitero acattolico di Roma e portò il cuore a Londra, tenendolo con sé finché visse.
Questa soluzione sarebbe senz’altro piaciuta al marito che era un patito dei romanzi gotici, ma era anche congeniale alla fantasia macabra di Mary. Costei, infatti, appena ventenne aveva immaginato una creatura costruita con varie parti di corpi trafugati nelle tombe e nelle camere mortuarie, ma sprovvista di anima. Secondo alcuni, Mary non avrebbe però inventato da sola questo strano essere, ma sotto l’influsso ipnotico del suo inquietante marito. È un fatto che, divenuta vedova, la donna si sentì rasserenata. Da lui aveva avuto quattro figli, di cui tre morti in fasce. Quando anni dopo un amico, vedendo che il bimbo sopravvissuto stava imparando a leggere, osservò: «Da grande sarà un uomo straordinario come il padre», Mary si ribellò. «Spero in Dio», disse con foga, «che da grande sia una persona normale».
Il Nostro, in effetti, non era stato neppure sfiorato dalla normalità. A scuola a Eton fu uno studente strepitoso. A 16 anni aveva già scritto un paio di romanzi, uno sulla setta dei Rosacroce. A 19, universitario a Oxford, pubblicò un saggio sull’inesistenza di Dio che intitolò La necessità dell’ateismo, e che spedì spavaldamente a tutti i rettori oxoniani. Una bravata che gli costò la cacciata dal college. Anche la sua ricca famiglia lo allontanò indignata. Lui allora cominciò imperterrito a minacciarla per spillare denaro. I parenti, intimoriti, denunciarono il congiunto alla polizia. Per vendicarsi, il Nostro aizzò le sorelle contro i genitori.
Era davvero un depravato. Fu tentato dall’incesto e praticò il libero amore. Nelle pause libertine, scrisse meravigliose poesie e poemi immortali. Il suo modello era Rousseau. Vestiva come lui con i colli della camicia aperti e i polsi sbottonati, genere dandy all’antica.
Ebbe due mogli, e sette figli da tre donne diverse. Ecco i particolari della girandola. A vent’anni sposò la sedicenne Harriet che gli dette due figli. Poi, la abbandonò per fuggire con Mary, della quale sedusse la sorellastra che si suicidò. Poco dopo anche Harriet, disperata per il tradimento, si buttò nel lago di Hyde Park, annegando. Venti giorni dopo, il Nostro sposò Mary. Cercò di avere la custodia dei due figli ma, dopo il diniego del tribunale, non si fece più vivo con loro, neppure per lettera. Quindi si trasferì in Italia con Mary e con Claire, altra sorellastra della moglie. Da Claire, che aveva già avuto un figlio da Byron, ebbe un figlio pure lui, subito abbandonato in un orfanotrofio di Napoli.
Claire introdusse Byron nella cerchia. I due poeti diventarono amici. Il Nostro rimase abbagliato dal collega e, per la prima volta, si sentì inferiore.

«Il sole ha eclissato la lucciola», disse di lui e di sé dopo averlo conosciuto. Poi, ciascuno prese la propria strada. Byron andò a morire di tifo in Grecia. Il Nostro lo precedette di due anni nel Tirreno.
Chi era?

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