Governare alla rovescia

Tasse, tasse e ancora tasse. Quelli che lavorano per questo governo sono fatti così: una volta ne parlano, un’altra volta le aumentano, un’altra volta ancora si occupano dell’irrigidimento dei controlli, un’altra ancora - come è successo ieri - sostengono che i controlli vadano estesi ancora: non più solo ai singoli ma anche alle famiglie.
Questa volta a parlarne, per la verità, è un tecnico: è il capo della agenzia delle Entrate, si chiama Massimo Romano. Ma quello che preoccupa non è Romano, fa il suo lavoro, ci preoccupa chi ci sta dietro: il solito Vincenzo Visco. Che di tasse se ne straintende. E che di tasse ne straproduce. E dove non riesce a partorirne di nuove fa crescere quelle che già ci sono. Il direttore dell'Agenzia ha infatti affermato che è necessario «passare dal singolo soggetto alla famiglia fiscale» e ha fatto degli esempi come quello di un padre riccone che regala la Porsche al figlio nullatenente o quello dei moltissimi ristoranti di famiglia che sono in perdita.
E dagli con queste macchine. Speriamo come non sia come la storia dei Suv, dei gipponi, chiamateli come volete. Dissero che avrebbero voluto tassare quelli per tassare i ricchi (come se ce li avessero solo i ricchi) e poi le tasse le hanno messe su tutte le autovetture. Di questo passo tasseranno anche il padre che regala la Panda al figlio.
Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia rimpianto da molti, ieri, rispondendo a quanto affermato da Romano in alcune interviste, ha detto che «questo è un governo che ha aumentato le tasse. Ora quello che ha annunciato Romano non è altro che un modo per inventare, dopo il redditometro sulle imprese, anche quello sulle famiglie».
Di tutto ha bisogno, in Italia, la famiglia fuorché di nuove tasse. Semmai avrebbe bisogno di vedere riconsiderati i propri redditi, soprattutto nelle famiglie con figli: questo è il problema vero ma qui sta succedendo il contrario come - lo ricordiamo - ha segnalato il Sole 24 Ore: in molte città, grazie alla Finanziaria Prodi, più figli hai più tasse paghi.
Ci fosse mai una volta che qualcuno di questo governo - politici, tecnici, funzionari di partito, uscieri - dicesse che qualche ragione ce l'hanno anche i contribuenti italiani. Non dico (nel senso della prima persona indicativo del verbo dire) per giustificarli della loro insofferenza alle tasse, sarebbe chiedere troppo. Ma almeno per porsi il problema, interrogarsi un momento, farsi cogliere da un dubbio fulmineo, un refolo di tormento, una bava di inquietudine. Niente. Mai.
Il problema non è scoprire chi ha auto di lusso, chi ha le barche come afferma il grand commis: li cerchino, li facciano pagare, li puniscano. Facciano in fretta così poi parleremo d'altro.

E cioè di quelle famiglie - lo ripeteremo fino alla morte - che quest'anno il governo costringerà a pagare qualche centinaio di euro in più creando loro dei problemi ingiusti perché non è giusto in sé e perché non c'era bisogno di farlo. Questo è il problema vero, prima di tutti gli altri. Di queste famiglie ci si deve occupare.

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