Il governo accende Tele-Unione e spegne una rete a Mediaset

Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge che cancella le norme della «Gasparri». Anticipato il passaggio sul digitale di Rete4 e di un canale Rai. Gentiloni: nessuna misura punitiva

Anna Maria Greco

da Roma

Televisione: si cambia di nuovo. Via la legge Gasparri del 2004, arriva quella Gentiloni. Così, almeno, vorrebbe il governo. Il Consiglio dei ministri approva, infatti, all'unanimità il disegno di legge del ministro delle Comunicazioni. E la riforma per il passaggio della tv alla tecnologia digitale terrestre stabilisce che entro 15 mesi dalla pubblicazione, Rai e Mediaset dovranno trasferire sul digitale una rete analogica. «Quantità significativamente importanti di frequenze», spiega poi Gentiloni, saranno liberate e vendute con criteri stabiliti dall'Autorità. Il numero potrebbe aggirarsi intorno a 3 o 4mila.
Nessun editore tv potrà avere più del 20 per cento della capacità trasmissiva sul digitale. E si dovrà rispettare il tetto del 45 per cento per la raccolta pubblicitaria (oggi Mediaset è al 66,38 per cento, la Rai al 28,79 per cento e La 7 al 2,11): per chi sfora non si prevede una sanzione, ma una riduzione della possibilità di trasmettere spot. Le telepromozioni tornano ad essere calcolate negli affollamenti pubblicitari, mentre la legge Gasparri le aveva escluse.
Alla Cdl, che si prepara a bloccare in Parlamento la «legge-vendetta», intesa come una «dichiarazione di guerra», il ministro delle Comunicazioni risponde che «si possono migliorare alcuni aspetti del testo, purché se ne salvaguardino gli obiettivi fondamentali, e cioè l'apertura del mercato e la tutela del pluralismo». Per Gentiloni non si tratta di una «misura punitiva» e Mediaset subirà delle conseguenze ma non dell’entità di cui parla il presidente, Fedele Confalonieri, cioè 440 milioni. La nuova disciplina del settore tv, secondo il governo, servirà a favorire maggiore concorrenza e reale pluralismo, come da anni richiede la Corte costituzionale, i Garanti della concorrenza e delle comunicazioni e l'Unione Europea.
Fatto sta che viene anticipato probabilmente al 2009, rispetto al 2012 (quando i ripetitori analogici di tutte le tv saranno spenti e si completerà il passaggio al digitale terrestre), il trasferimento nel digitale di una rete per ogni editore che ora ne possiede tre e cioè Rai e Mediaset: avranno 90 giorni dall'approvazione definitiva del ddl Gentiloni per comunicare all'Agcom il piano di trasferimento sul digitale terrestre delle reti «eccedenti» e 15 mesi per completare il passaggio.
Ma vediamo con ordine i punti qualificanti della riforma: 1) tetto del 45 per cento per la raccolta pubblicitaria televisiva, per contrastare il consolidamento di posizioni dominanti e di barriere all'ingresso di nuovi operatori; 2) una rete Rai ed una rete Mediaset andranno sul digitale entro 15 mesi dalla pubblicazione della legge; 3) viene archiviata la quotazione in borsa della Rai; 4) sono abrogate le norme-cardine della legge Gasparri sul Sic che, secondo Gentiloni, «non si è rivelato all'altezza per definire la soglia per i limiti antitrust» e la privatizzazione della Rai (è annunciato un ddl ad hoc con le linee guida sulla nuova governance della tv pubblica); 5) verranno rafforzate le garanzie pubbliche nel sistema di rilevazione degli indici di ascolto; 6) l'Autorità per le Comunicazioni emanerà un regolamento per l'equivalenza di accesso dei servizi media all'interno delle infrastrutture della banda larga; 7) sul digitale ci sarà l'obbligo di separazione societaria (non proprietaria) tra fornitura di contenuti ed operatori di rete.
Uno dei punti più dibattuti in Consiglio dei ministri, ammette Gentiloni, è il quinto, quello che riguarda l’Auditel.

Visto che la rilevazione degli ascolti ha un peso determinante sulla raccolta pubblicitaria, si vogliono rafforzare le garanzie pubbliche sui meccanismi e sulle società di rilevazione. In sostanza, si eviterebbe che controllati e controllanti siano la stessa cosa, per rendere più trasparenti i risultati e la loro diffusione.

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