Il governo approva il Dpef «L’economia in recupero» Tremonti: i dati migliorano

RomaLa crisi si attenua, ripartono gli investimenti, da due o tre mesi a questa parte «si sono ripetuti segnali non negativi per l’economia mondiale e per quella italiana». Il Consiglio dei ministri approva all’unanimità il Documento di programmazione economica e finanziaria, che rappresenta la cornice all’interno della quale il governo muove le leve della politica economica. «La fase di caduta è finita - osserva il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti -: non possiamo ancora essere ottimisti, ma siamo realisti e pensiamo che ci sia un recupero del prodotto interno lordo in prospettiva, in base a fattori internazionali ma anche grazie all’azione del governo».
I dati migliorano. Nei prossimi tre anni, prevede il Dpef, gli investimenti privati in acquisti di macchinari crescerebbero in media del 2,8%, e gli investimenti in costruzioni dell’1,9%. E Tremonti è anche certo che i dati in arrivo in queste ore sul commercio e sull’occupazione «saranno buoni». Il ricorso alla cassa integrazione sta registrando una flessione rispetto ai picchi dei mesi iniziali dell’anno, il tasso di disoccupazione aumenterà fino all’8,8% a fine anno, ma in prospettiva dovrebbe ridursi al 7,7%. «Bisogna guardare al dopo crisi - si legge nel Dpef - per ristabilire condizioni di crescita più robuste».
27 miliardi anticrisi. Il governo ha fatto la sua parte per aiutare famiglie e imprese a fronteggiare la crisi: il documento ricorda che sono stati stanziate risorse pari a 27 miliardi e 300 milioni di euro in un quadriennio (2,7 miliardi nel 2008, 11,4 miliardi nel 2009, 7,5 miliardi nel 2010 e 5,8% nel 2011), senza contare gli interventi a favore delle banche. Inoltre, si aggiungono 16 miliardi di finanziamenti alle infrastrutture. Prima che si riunisse il Consiglio dei ministro per l’approvazione del Dpef, il Cipe (comitato interministeriale per la politica economica) ha dato il via libera al cosiddetto «allegato infrastrutture» per il periodo 2010-2014. Entro la fine di quest’anno, ricorda il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, verranno cantierate opere per 14 miliardi di euro. I ministri Sacconi e Brunetta sottolineano che il programma infrastrutture contiene un’opera prioritaria come l’alta velocità nella linea Milano-Verona-Venezia. «Le infrastrutture contribuiranno alla crescita del Pil del 2,3% - dice ancora Matteoli - e consentiranno di mantenere 120mila posti di lavoro nel settore delle costruzioni quest’anno, e di crearne altri 360mila negli anni prossimi».
Conti sotto controllo. Sul fronte dei conti pubblici, il deficit 2009 al 5,3% del Pil non allarma particolarmente Tremonti. È un dato «assolutamente compatibile con i vincoli europei», dice il ministro dell’Economia. «Le entrate fiscali tengono, e il dato sull’autoliquidazione di giugno - aggiunge - è andato molto bene, un po’ meglio dell’anno scorso». L’Agenzia delle Entrate, ancora in via provvisoria, ha quantificato in circa 300 milioni il maggior gettito rispetto all’autotassazione 2008. «E questo - osserva Tremonti - è il più importante indicatore di tenuta». Allo stesso tempo, il governo ha stanziato risorse importanti per la coesione sociale, in particolare sugli ammortizzatori: «Quella sociale è la spesa migliore - dice ancora il ministro dell’Economia - : sull’occupazione abbiamo messo da parte quanto basta, ma siamo pronti a mettere ancora». La pressione fiscale sale al 43,4% nel 2009, ma ritorna al 43% nel 2010. La spesa per pensioni passa da 223 miliardi dell’anno scorso ai 232 miliardi di quest’anno. Quanto al debito pubblico, il Dpef ricorda che l’aggregato «pubblico-privato» si attesta nel 2009 al 221% del Pil, livello inferiore alla media europea del 246,7%. Il governo, nei prossimi anni, valuterà la cessione di quote delle Poste e del Poligrafico dello Stato.
Perché lo scudo. Tremonti spiega infine perché il governo e la maggioranza hanno deciso di varare una nuova edizione dello «scudo fiscale», il rimpatrio oneroso dei capitali illegalmente detenuti all’estero. «Il vero beneficio di questo provvedimento - osserva - è che chiudiamo la caverna di Ali Babà, perché è inutile far finta di contrastare l’evasione quando si lasciano aperti i paradisi fiscali.

Tutti i Paesi - aggiunge - prevedono meccanismi di rimpatrio. Alcuni li fanno subito, come gli Stati Uniti, altri li hanno annunciati, come la Gran Bretagna». In ogni caso, conclude il ministro, lo scudo italiano dovrà ottenere il via libera europeo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica