Il governo apre alle imprese Apprendistato fino a 4 anni per rilanciare l’occupazione

Più incentivi per chi assume dipendenti in formazione. Istat: altri 80mila giovani a spasso. L'ex ministro Brambilla: Contratti d'ingresso anche agli over 30

Il governo apre alle imprese  Apprendistato fino a 4 anni  per rilanciare l’occupazione

Roma - Sulla riforma del lavoro alle parti sociali sarà dato «ascolto», non ci sarà il bis di quella delle pensioni, che il governo ha confezionato senza sentire né sindacati né imprenditori. Comunque sarà «riforma vera». Il ministro Elsa Fornero è impegnata a tempo pieno nel confronto sul lavoro. Ieri è stato di nuovo il turno delle piccole aziende. Un incontro separato con Rete imprese italia per ascoltare commercianti e artigiani su questioni non di dettaglio come la stretta sulla flessibilità e il costo degli ammortizzatori sociali. «Nodi più ostici dell’articolo 18», spiegavano fonti governative. Perché se sulle norme che regolano il reintegro dei licenziati i diretti interessati sono più o meno rassegnati (anche ieri la Bce ha chiesto più flessibilità), su chi pagherà il conto della riforma l’accordo non c’è.

Difficile l’intesa anche sul capitolo contratti. Le imprese non vedono di buon occhio le misure per rendere meno convenienti quelli atipici. «Sarebbe un errore aumentare i costi dei contratti a tempo determinato. Servono invece meno costi in ingresso e un premio per chi stabilizza i lavoratori», ha spiegato il rappresentante di Rete imprese, Mauro Bussoni, di Confesercenti. I piccoli sono contrari anche a una «burocratizzazione» degli «istituti che si sono rivelati validi», come l’apprendistato Su questo, assicura l’esponente di Rete imprese, c’è stata identità di vedute con il governo.

Fornero ieri, in realtà, ha confermato l’intenzione di limitare gli abusi sull’apprendistato. «Dovrà rappresentare una vera occasione di formazione per i giovani e non prevalentemente uno strumento di flessibilità in entrata». Oltre la stretta, potrebbero però arrivare misure a favore delle aziende. Ad esempio, un allungamento della durata dell’apprendistato dagli attuali tre a quattro anni. Un vantaggio per i datori, che i sindacati potrebbero accettare senza problemi.

Le principali confederazioni, Cgil compresa, avevano già firmato un’intesa con il precedente governo sull’apprendistato. Quella legge potrebbe già bastare, ha spiegato ieri il giuslavorista Michele Tiraboschi. «Allungare la durata può anche andare bene. In alcuni settori come l’artigianato è già a cinque anni. La legge Biagi lo faceva durare sei anni. Il vero problema resta l’effettività della formazione, la durata non è molto importante se si pensa che la maggior parte dei contratti di apprendistato durano al massimo un anno. Se un giovane è bravo viene stabilizzato subito».

Il basso livello di occupazione giovanile resta un problema italiano.

Dopo la forte caduta nel biennio 2009-2010 l’occupazione dei giovani fra i 18 e i 29 anni è continuata a calare: a fronte di una moderata crescita complessiva, nella media dei primi tre trimestri del 2011 l’occupazione giovanile ha subito una flessione del 2,5 per cento, circa 80mila unità (dati Istat riferiti ieri dal presidente Enrico Giovannini, nel corso di un’audizione alla Camera). Segnali opposti dalla Cgia di Mestre, secondo la quale nel 2011, 45.250 posti messi a disposizione degli under 29 dalle imprese sono rimasti vuoti.

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