da Roma
Aumento di 101 euro, ma a decorrere dal 31 dicembre 2007 e a patto di allungare la vigenza contrattuale da 2 a 3 anni. Il presidente del Consiglio Romano Prodi si è presentato allincontro decisivo sugli Statali con una proposta diversa da quella che si aspettavano i sindacati. Il riconoscimento degli aumenti cera ma a partire dal 2008. Inoltre, nellipotesi stilata dal governo, i sindacati dovevano raggiungere entro il 15 luglio un accordo per un allungamento della durata dei contratti. Proposte che le confederazioni hanno subito respinto. In particolare, Cgil, Cisl e Uil avrebbero voluto che la decorrenza degli aumenti fosse al 15 gennaio 2007. Alla fine lhanno spuntata: Prodi ha controproposto di far decorrere lo scatto da febbraio e su questa data nella notte si stava trovando laccordo. Inoltre il premier ha ritirato la scadenza perentoria del 15 luglio per accordarsi sulla durata del contratto. Insomma, una seconda sconfitta nello stesso giorno, dopo quella elettorale.
Allincontro di ieri sera a Palazzo Chigi, con il premier Romano Prodi, cerano i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Epifani, Bonanni e Angeletti oltre ai rappresentanti di categoria. Per il governo anche i due protagonisti del braccio di ferro sulle risorse: il ministro dellEconomia Tommaso Padoa-Schioppa e il responsabile della Funzione pubblica Luigi Nicolais, che ieri pomeriggio ancora assicurava la volontà di «chiudere ed evitare lo sciopero».
I sindacati per tutta la giornata si erano mostrati scettici. «Facciamo lincontro. Ci auguriamo che sia positivo. Questo è lauspicio ma la ragione tende a essere un po pessimista». In realtà erano in molti a pensare che almeno sulla parte economica, cioè sugli aumenti a partire dal 2007, il governo volesse accontentare i dipendenti pubblici. Anche perché - ha sottolineato il segretario della Cisl Bonanni - quelle dei sindacati «sono esattamente le richieste fatte quattro anni fa al precedente governo».
La prima proposta del governo aveva rispostato la trattativa anche su questo punto. Ma allo stesso modo, il passaggio da due a tre anni della validità degli accordi vede lontane le posizioni di esecutivo e sindacati, disposti a parlarne, ma solo una volta chiusa la partita degli aumenti. In realtà su questa riforma cè stata sempre una disponibilità di massima della Cisl, mentre la Cgil ha chiuso da subito.
Nella scelta del sindacato di Corso dItalia ha pesato la posizione della sinistra interna che non è disposta ad accettare una riforma della contrattazione che potrebbe aprire la strada a cambiamenti anche nelle altre categorie, soprattutto quelle dellindustria, «Su questo - ha ribadito il leader della sinistra interna ed esponente dei metalmeccanici della Fiom Giorgio Cremaschi - cè un no grande come una casa». Appelli in senso opposto vengono da Beniamino Lapadula, esponente un tempo vicino a Sergio Cofferati che ieri ha attaccato il segretario generale Epifani perché vuole «rinviare la discussione su produttività e merito» a quando la partita degli aumenti sarà chiusa, mentre «gli stessi impiegati pubblici - per il responsabile del dipartimento economico della Cgil - sono stufi di una situazione in cui il resto del Paese li considera dei fannulloni». Tensioni che terranno banco alla direzione nazionale convocata per oggi dalla segreteria Cgil. Un modo per valutare il primo risultato concreto dei tavoli con il governo e decidere come comportarsi agli altri, a partire da quelli su pensioni e produttività.
La partita degli statali va oltre i confini della categoria. E interessa anche Confindustria per le ripercussioni sulle relazioni industriali nel privato. Ieri il vicepresidente Alberto Bombassei ha detto che gli aumenti a 101 euro potrebbero anche andare bene, ma «soltanto con indici precisi di produttività e merito, premessa per poi poter accettare una cifra che è molto più elevata del recupero dellinflazione».
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