Il governo chiede la fiducia, Idv contro il Colle

RomaMaxiemendamento e voto di fiducia, come previsto, ma senza modifiche di rilievo da parte del governo. Niente di nuovo nemmeno energia e studi di settore, temi sui quali erano invece previste novità. Il disegno di legge anticrisi è alle ultime battute alla Camera e ieri è stato il giorno delle polemiche tra istituzioni. Innanzitutto quella sulle prerogative del Parlamento, che in realtà accompagna tutti i provvedimenti di politica economica e ieri ha coinvolto, oltre alle opposizioni, Gianfranco Fini e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Poi quella - molto più politica e inusuale - tra Italia dei valori e la presidenza della Repubblica.
Protagonista indiscusso della giornata il presidente della Camera. In mattinata Fini ha avvertito il governo che il testo del maxiemendamento sarebbe stato oggetto di un «attento esame» da parte dei suoi uffici, in particolare per controllare che non contenesse modifiche rispetto al testo approvato in commissione. Perché sarebbe «imbarazzante» intervenire su norme cambiate due giorni prima. Le modifiche effettivamente erano presenti nel testo del maxiemendamento, ma sono state eliminate dopo un incontro tra Fini e Tremonti. Il maxiemendamento, ha spiegato lo stesso ministro, contiene «varianti di carattere lessicale e formale», mentre a proposito di quelle più di sostanza su energia (le aziende «energivore») e studi di settore (la proroga per la pubblicazione dell’aggiornamento al 31 dicembre) il governo ha «preso atto» delle ragioni di Fini, le ha condivise e ha quindi accettato la eliminazione delle parti contestate.
Tra le novità del maxiemendamento che nel complesso è stato giudicato ammissibile da Fini, c’è un alleggerimento della stretta sulle banche, che era stata accentuata da un voto dei deputati in commissione, ma che il governo ha riportato al testo originario, che prevede comunque il limite dello 0,5 per cento ai costi applicati per il servizio di messa a disposizione di fondi. Resta anche la stretta sulla data di valuta e sulla disponibilità per il versamento di bonifici. Le altre modifiche, ha spiegato Tremonti erano «in contrasto con gli standard internazionali e le norme europee», ma il loro spirito rimane grazie a un «avviso comune per una forte moratoria del sistema bancario nei rapporti finanziari». Rispetto al testo della commissione sono state modificate anche le norme che mettevano sotto il controllo di Camera e Senato l’attività e il budget della Corte dei conti e la sanatoria per i contributi non versati per le slot machine.
Merito a parte, le opposizioni si sono scagliate contro il ricorso al voto di fiducia, ufficializzato ieri pomeriggio e previsto per stasera. Il Pd ha accusato il governo, Antonio Di Pietro è invece tornato a polemizzare con Giorgio Napolitano al quale ha rivolto «una calorosa supplica» affinché intervenga sulla fiducia e sul ricorso al maxiemendamento. Temi sui quali il Quirinale aveva fatto sentire la sua voce recentemente. «Per questo dico al capo dello Stato: sia conseguente, rimandi al Parlamento» il provvedimento. Anche perché - è l’accusa dell’ex Pm a Napolitano - «le bacchettate e i buffetti del giorno dopo sono come le lacrime di coccodrillo, non servono a niente».
Tra i nodi politici sciolti, c’è quello del ministero dell’Ambiente.

Il regolamento per le autorizzazioni degli impianti energetici, che nel decreto taglia fuori il dicastero, sarà modificato al Senato, ha assicurato il ministro Stefania Prestigiacomo: «Ho la parola di Berlusconi che cambierà», ha assicurato.

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