Il governo delle tasse grazia gli immigrati

I ministri Cancellieri e Riccardi: "Ripensare l'imposta sul permesso di soggiorno". Democratici e Vaticano sostengono l'abolizione della quota da pagare. Il no di Lega e Pdl. Maroni: "Il mio decreto non si tocca".

Roma - C’è crisi,più tasse per gli ita­liani. C’è crisi, meno tasse agli im­migrati. Dopo un mese di salassi annunciati e applicati, ora il gover­no Monti lancia l’unico messag­gio anti-imposte dal giorno del­l’insediamento. Seguendo un ra­gionamento che potrebbe essere corretto se non arrivasse da chi ha appena flagellato sessanta milio­ni di cittadini, i ministri dell’Inter­no Anna Maria Cancellieri e della Cooperazione internazionale An­drea Riccardi stanno lavorando ora in una direzione opposta: han­no deciso di «avviare un’appro­f­ondita riflessione e attenta valuta­zione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di sog­giorno degli immigrati regolar­mente presenti in Italia».

Il contributo sarebbe il nuovo balzello deciso da un decreto del governo Berlusconi, a firma degli ex ministri Maroni e Tremonti, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 31 dicembre, che sarà in vigore dal prossimo 30 gennaio. Nel de­creto è previsto che gli stranieri che chiedano il permesso di sog­giorno debbano pagare tra gli 80 e i 200 euro, a seconda del tipo di do­cumento: la quota minima è per il permesso classico di un anno, 200 euro è invece l’obolo necessario per la carta di soggiorno, destina­ta ai «soggiornanti di lungo perio­do », da rinnovarsi ogni cinque an­ni. La nuova tassa non riguarda in nessun modo i ragazzi minoren­ni, gli immigrati che vengono in Italia per cure mediche e coloro che richiedono asilo.

Il ragionamento dei ministri Cancellieri e Riccardi è questo: «In un momento di crisi che colpi­sce non solo gli italiani, ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese,c’è da verificare se la sua applicazione può essere mo­dula­ta rispetto al reddito del lavo­ratore straniero e alla composizio­ne del suo nucleo familiare».

Il Pd applaude, ma la mossa filo­immigrati piace soprattutto agli ambienti cattolici, che questo go­verno rappresenta in effetti con molti ministri, e soprattutto con il premier Monti.

La Lega è sulle barricate, annun­cia l’ex ministro dell’Interno Ro­berto Maroni. Ma anche il Pdl è gravemente perplesso: interveni­re su questa materia sarebbe «uno sfottò al Parlamento», avverte l’ex sottosegretario Alfredo Mantova­no. Questo perché la tassa era defi­nita nell’ultimo decreto attuativo di ottobre, ma il contributo «è sta­to introdotto con la legge 94/ 2009, che a sua volta ha modificato il te­sto unico sull’immigrazione; è quindi legge dello Stato, varata do­po un confronto parlamentare consapevole e acceso». Se si modi­fica questa materia, bisogna quin­di ripassare dal Parlamento, av­verte anche il Pdl Lucio Malan.

Maroni ha subito reagito sulla sua pagina Facebook : «Il governo vuole cancellare il mio decreto sul permesso di soggiorno a paga­mento. Io dico alla ministra Can­cellieri di non azzardarsi a farlo, sarebbe un atto di vera e propria discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani, un attac­co ai diritti di chi lavora e paga la crisi che la Lega non può accetta­re ». E il vicepresidente del Carroc­cio al Senato Sandro Mazzatorta ha ricordato che in Francia sono necessari ben 1.600 euro a un im­migrato per ottenere il permesso di lavoro.

Il nuovo meccanismo era stato pensato per rifinanziare in parte i considerevoli costi sostenuti dal­lo Stato per la gestione dell’immi­grazione: rimpatrio degli irregola­ri e amministrazione delle prati­che dei permessi di soggiorno. Me­tà delle entrate erano infatti desti­nate al fondo rimpatri, per soste­nere gli straordinari degli agenti di polizia. L’altra metà andrebbe invece a finanziare gli sportelli unici per l’immigrazione e l’inte­grazione. Il provvedimento avreb­be portato nel giro di poco tempo circa 200 milioni nelle casse dello Stato. L’imposta era stata dura­mente criticata dalla Chiesa, «una tassa ingiusta», l’aveva definita martedì monsignor Giancarlo Pe­rego, direttore generale della Fon­dazione Migrantes della Cei.

E ieri dal Vaticano e ambienti vicini so­no arrivate lodi al governo che nel­la crisi pensa agli immigrati: il ri­pensamento del contributo sul permesso di soggiorno «è il segno di una grande apertura che acco­gliamo con favore », è stato il com­mento di Oliviero Forti, responsa­bile immigrazione della Caritas Italiana. «Un segnale importante e coraggioso» per le Acli.

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