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Governo impallinato sulla Finanziaria in commissione Difesa

Visco: "Basta con nuove tasse". Ma Padoa-Schioppa ne vuole già imporre altre

Governo impallinato sulla Finanziaria in commissione Difesa
Roma - Schegge di politica economica. Vincenzo Visco: «La pressione fiscale ha raggiunto livelli pressoché ineguagliati nella storia del Dopoguerra». Tommaso Padoa-Schioppa, al sindaco di Firenze che gliela propone (a nome di 42 primi cittadini), fa capire di essere d’accordo con l’introduzione di una «tassa di scopo» per il turismo. Si tratta di 5 euro a persona sotto forma di tassa di soggiorno: gli albergatori della Confindustria insorgono, Cacciari applaude.
Ministro e viceministro tornano in sintonia sulle spese. Bisogna tagliare gli sprechi, dice Visco. E alle Regioni confida: il debito pubblico è la vera emergenza nazionale. «Sono disperatamente impegnato nella riduzione della crescita della spesa», aggiunge Padoa-Schioppa. Passano poche ore e Giuliano Amato rivela: il ministero dell’Interno ha 522 milioni di debiti, «prima o poi vanno pagati».

Contro le tasse «troppo alte» si scaglia il sindacato. Raffaele Bonanni (Cisl) annuncia una manifestazione unitaria del sindacato confederale per chiedere che la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti sia ridotta. È in programma a metà novembre.

Coincidenza. La manifestazione di Cgil, Cisl e Uil arriverà in concomitanza con la discussione in aula al Senato della legge finanziaria. E proprio la manovra riceve la prima bocciatura da Palazzo Madama. La commissione Difesa dà parere contrario per 13 voti a 12. La maggioranza va sotto per l’assenza di Marco Follini che si giustifica: avevo impegni personali. Il presidente della commissione, Sergio De Gregorio, auspica che incidenti del genere si ripropongano anche in aula.

In questo clima c’è anche una disfida fra (ex) amici. L’altro giorno, durante un’audizione parlamentare, Mario Draghi aveva osservato che la riduzione del deficit era stata «modesta»: dal 2,5% del 2006 al 2,4% del 2007. Appena lo 0,1%, aveva detto il governatore della Banca d’Italia. Per di più, in dodici mesi il governo ha anche speso 15 miliardi di «tesoretti», un punto di Pil, di maggiori entrate fiscali.

Accuse che il ministro dell’Economia non ha voluto lasciar cadere nel vuoto. Con una puntigliosa nota, Padoa-Schioppa precisa che il deficit dello scorso anno non è stato il 2,5%; ma il 4,4%: in quanto appesantito da spese una tantum per coprire i debiti delle Fs e per scontare in un’unica soluzione la sentenza Ue sulla deducibilità dell’Iva auto. Senza queste una tantum, che quantifica nell’1,2%, il deficit del 2006 sarebbe stato pari al 3,3% del Pil. Quindi, la correzione operata nel 2007 non è stata dello 0,1%, come dice Draghi, ma dello 0,9%.

E la correzione strutturale del biennio 2006-2007 è stata - precisa sempre il ministero dell’Economia - dell’1,8%: 0,2 punti in più rispetto alle richieste della Ue.

Con un particolare. Le critiche di Draghi alla Finanziaria sono le stesse della Commissione europea.
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