Il governo alla Liguria: «Fate la moschea»

Paola Setti

Fuori, a pochi metri, c’è via San Bernardo che ancora aspetta «polizia e pulizia» contro la criminalità delle bande di extracomunitari, e poco più in là c’è via Pré, con la gente che dalle finestre filma lo spaccio di tutti i colori. Dentro, signore e signori ecco come il governo di centrosinistra vi risolverà il problema. Palazzo Ducale, Conferenza sull'immigrazione promossa dalla Regione e dalla Commissione Europa. La parola che fa da filo conduttore della giornata la pronuncia uno da cui non te l’aspetteresti: «Amore» dice Giuliano Amato il ministro dell’Interno. Ci vuole amore, oltre che fermezza certo, per la clandestinità. È un attimo e tutti si adeguano alla linea. Il titolare del Viminale insiste, quasi mistico: sì all’integrazione no ai ghetti, avverte, «sennò le nostre città diventeranno delle torri di Babele e Dio ci guarderà chiedendo cosa abbiamo fatto».

Il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che è di Rifondazione comunista, glissa sulla storia del Giudizio Divino, ma scavalca il collega in solidarietà: sì alle moschee, e dire che il giorno prima i parroci di Cornigliano hanno ribadito il loro no al progetto. Di più, secondo il ministro serve una nuova legge (...)

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