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Il governo piace. Anche a chi non lo ha votato

Ipr Marketing dà il Pdl al 50%, in crescita di quattro punti. Il premier al 59%. Swg: Lega a quota 10%. A due mesi dalle elezioni fiducia al 55%. Tremonti il ministro più amato, exploit di Brunetta

Il governo piace. Anche a chi non lo ha votato

da Roma

I sondaggisti lo chiamano «effetto luna di miele», Paolo Guzzanti sul Giornale di ieri l’ha definito «allargamento del campo del consenso», ma la sostanza è sempre la stessa: il governo Berlusconi a un mese dal suo insediamento vede crescere la sua popolarità.
È quanto emerso da un sondaggio Ipr Marketing pubblicato dalla Repubblica. La fiducia nel nuovo esecutivo è passata dal 49% del mese scorso al 55% di giugno. Ed è aumentato dal 53 al 59% il gradimento di Silvio Berlusconi, segno che le prime mosse (sicurezza, abolizione Ici, detassazione straordinari, apertura al nucleare) sono piaciute alla maggioranza degli italiani. Anche a coloro che il 13 e 14 aprile non avevano votato né Pdl né Lega. Gli intervistati che hanno poca o nessuna fiducia nell’operato del premier e dei suoi colleghi sono diminuiti dal 47 al 42 per cento.
Il dato è confermato anche dall’apprezzamento nei confronti dei singoli componenti del governo: circa la metà dell’esecutivo riscuote consensi pari o superiori al 50% del campione. In particolare, è il ministro dell’Economia Giulio Tremonti il più «amato» con il 62% di fiducia (56% a maggio). Ma il guadagno-record è quello del titolare della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. La campagna «anti fannulloni» e l’annunciato piano di riforma gli sono valsi il 61% di consensi (+16 punti percentuali rispetto al mese scorso) e un sensibile aumento di notorietà (dal 30 al 51% degli intervistati). Si confermano rispettivamente con il 61 e il 60% i ministri degli Esteri e degli Interni, Frattini e Maroni.
L’impostazione riformista in materia di contrattazione e di relazioni industriali è valsa a Maurizio Sacconi, titolare del Welfare, un incremento dal 53 al 60 per cento. Buone performance anche per il ministro della Giustizia Angelino Alfano (54%, +3 punti) e per Ignazio La Russa e Claudio Scajola giunti entrambi alla soglia spartiacque del 50% cui si sta avvicinando anche il ministro della Cultura Sandro Bondi, (dal 44 al 48%).
Il grado di fiducia ispirato dall’esecutivo e dai suoi componenti ha anche un risvolto politico rappresentato dal gradimento nei confronti delle singole forze politiche. Il Pdl a giugno ha ricevuto l’approvazione da parte del 50% degli italiani, con una crescita di 4 punti rispetti a maggio. Questo valore si unisce alla sostanziale conferma della Lega attorno al 30 per cento. L’«allargamento del campo del consenso» crea però problemi all’opposizione la quale vede calare le simpatie. Il Pd è sceso dal 38 al 36%, l’Italia dei valori dal 46 al 45% mentre l’Udc è la formazione maggiormente penalizzata scendendo dal 22 al 18 per cento.
Il sondaggio di Ipr ha preso in considerazione solo la fiducia dei cittadini, ma un’analoga indagine di Swg per Affaritaliani.it ha evidenzia che il trend si esporta anche alle intenzioni di voto: in un quadro di sostanziale stabilità la Lega Nord è in crescita e ormai ha raggiunto il 10% dei consensi passando dalle montagne e dalle valli alle grandi città metropolitane del Nord. Un fenomeno che interessa anche Regioni non tradizionalmente leghiste come Emilia, Toscana, Marche e Umbria.
«C’è molta fiducia su tutte le questioni toccate finora. Dal ritorno all’energia nucleare alla sicurezza, dalle tasse all’immigrazione clandestina. Generalmente l’azione di governo è molto apprezzata», ha spiegato il presidente di Swg, Roberto Weber sottolineando come l’incisività dell’azione di governo abbia prolungato il feeling con l’elettorato oltre la naturale «scadenza» del post elezioni.
Il messaggio proveniente da queste inchieste appare chiaro: l’attenzione dei cittadini è rivolta ai problemi concreti al di là dell’appartenenza ai singoli schieramenti. Il trend premia ovviamente il centrodestra che sta cercando di fornire una risposta alle varie questioni. E fatalmente punisce l’opposizione responsabile del Pd e quella «pragmatica» dell’Udc. «Ho dei sondaggi che ci danno in crescita, confezionati dal più importante sondaggista italiano», ha cercato di minimizzare Pier Ferdinando Casini.

Ma, per dirla con Guzzanti, pur restringendosi progressivamente il campo degli «irriducibili» (dipietristi, grillini, sinistra radicale) riscuote consensi ancora elevati e potrebbe minacciare i processi di ricomposizione in atto con la vecchia politica dei veti.

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