Il governo: pronta la manovra per tagliare il deficit e l’Irap

La bozza del Dpef già venerdì in Consiglio dei ministri: poi il confronto con le parti sociali

Francesco Casaccia

da Roma

Nessun anticipo della riforma delle pensioni. Lo precisa il ministero dell’Economia e lo ribadiscono il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno e quello del Welfare, Roberto Maroni. Per il momento, quindi, tutto resta come previsto dalla delega che entrerà in vigore il primo gennaio 2008. Più che sulla previdenza, i tecnici del Tesoro stanno lavorando a ritmo battente alla definizione del Dpef, che verrà presentato i primi di luglio, e alla Finanziaria 2006.
Secondo alcune indiscrezioni, il documento di programmazione economica dovrebbe confermare una crescita zero per quest’anno con un rapporto deficit/Pil al 3,9%. Di conseguenza, per non deprimere ulteriormente l’economia, la prossima manovra economica potrebbe essere di 13 miliardi di euro, di cui 6 miliardi destinati alla correzione del deficit e i restanti 7 per finanziare gli sgravi Irap. Ma il Tesoro smentisce queste ipotesi sostenendo che si tratta di «fantasie totali con numeri che nascono dal nulla».
Per il via libera definitivo del Dpef, comunque, si attendono i dati sull’autotassazione attesi per fine mese e le raccomandazioni di Bruxelles sui conti pubblici italiani. La bozza del Dpef dovrebbe essere oggetto di un esame preliminare del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo. In seguito, il testo sarà presentato alle parti sociali e, infine, approvato dal governo entro la settimana successiva. Il documento, come peraltro già anticipato dal ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, punterà a favorire lo sviluppo. Non solo. Conterrà misure di riduzione dell’Irap e di lotta all’evasione fiscale. Le coordinate principali del governo riguardano il potenziamento delle infrastrutture; una stretta sulle pensioni di invalidità; la semplificazione burocratica; un taglio drastico delle spese nelle amministrazioni periferiche e una forte riduzione delle una tantum. All’assemblea di Confcommercio della settimana scorsa, Siniscalco ha annunciato che il Dpef «sarà molto snello: non più di 15-20 pagine magari escludendo le tabelle». Punterà anche all’applicazione dell’Agenda di Lisbona.
Alemanno conferma che il prossimo Consiglio dei ministri esaminerà una bozza del documento. Poi ci sarà il confronto con le parti sociali che, dice, «è obbligatorio ed è importante che non sia formale ma sostanziale». Per quanto riguarda, invece, un possibile anticipo della riforma delle pensioni, come auspicato dalla Corte dei Conti, Alemanno smentisce un’ipotesi del genere. «Penso che sia sbagliatissimo riprendere il discorso perché le riforme strutturali non si possono discutere ogni anno. Insomma - conclude - la delega non si cambia, si attua». Aggiunge Maroni: «Non esiste possibilità alcuna, meno di zero, che la riforma possa essere toccata. Dobbiamo attuarla prima di modificarla» mentre annuncia che al prossimo Consiglio dei ministri porterà la bozza del decreto legislativo sulla previdenza complementare. Anche il Tesoro esclude qualsiasi anticipo che, precisa, «non è mai stato allo studio del ministero dell’Economia. E questo poiché la certezza dei diritti e delle regole è alla base di quella riforma». I nuovi requisiti per il pensionamento (60 anni di età anagrafica e 35 di contributi), dunque, scatteranno come previsto il primo gennaio 2008. Anche il numero uno della Cisl, Savino Pezzotta, dice che l’idea va «accantonata subito. Il problema delle pensioni è come riformare una riforma sbagliata, che non ha risolto i problemi che doveva risolvere». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, definisce una «grossa sciocchezza» anticipare la riforma. «Non avrebbe senso nemmeno da un punto di vista tecnico, al di là della sua inaccettabilità da un punto di vista politico». Angeletti, invece, insiste sulla convocazione delle parti sociali per il Dpef. «Deve essere una riunione con la possibilità di parlare e di essere ascoltati».

Il sindacalista condivide l’impostazione del Dpef che prevede:semplificazione, meno tasse e meno sommerso, più investimenti, maggiore qualità della finanza pubblica, più potere d’acquisto per le famiglie con controllo di tariffe e prezzi.

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