Il governo rinvia il nucleare: progetti sospesi per un anno

RomaIl governo mette in pausa per un anno il ritorno al nucleare per promuovere una riflessione più serena e meno condizionata dall’emotività del momento. La decisione verrà ufficializzata nel Consiglio dei ministri di oggi attraverso una dichiarazione di moratoria di dodici mesi che interesserà anche l’iter di individuazione dei siti e la localizzazione delle centrali.
Come annuncia il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, si fermeranno in sostanza «le decisioni e l’attivazione di procedure di ricerca dei siti delle centrali». E quindi anche le procedure per l’insediamento dell’Autorità per la sicurezza. Si continuerà, invece, a lavorare sull’individuazione del sito nazionale per il deposito delle scorie come richiesto da un obbligo dell’Unione europea. «La nostra volontà - spiega Romani - è di portare al Consiglio dei ministri quella parte del correttivo che riguarda il deposito nazionale per lo stoccaggio delle scorie perché si tratta di un grande tema di sicurezza. La decisione è stata presa alla luce di quanto discusso in sede europea, per cui occorre stabilire procedure standard di sicurezza». L’esecutivo potrebbe dunque non presentare più il decreto legislativo sui siti nella sua versione corretta che tiene conto dei rilievi della Corte costituzionale sulla necessità di un parere delle regioni anche se non vincolante, lasciando cadere la delega. Per quanto riguarda il referendum che si dovrebbe tenere il 12 giugno il ministro Romani auspica «che non si decida sull’onda dell’emotività ma sull’onda di un ragionamento e di certezze che dobbiamo dare come governo e come Unione europea».
Naturalmente la decisione passa inevitabilmente attraverso la lente della politica e genera dibattito e polemiche. Se il presidente Napolitano, in un messaggio per la Giornata Mondiale dell’Acqua, invita a «sviluppare la ricerca delle fonti energetiche alternative e rinnovabili perché è indispensabile individuare nuovi modelli e strumenti capaci di coniugare lo sviluppo economico con la rigorosa salvaguardia del pianeta e dei suoi equilibri ambientali», Antonio Di Pietro accende la miccia. «Non può esserci moratoria che tenga e che possa fermare il referendum perché delle due l’una: o il governo cancella la norma che consente la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano o la mantiene. Ma la moratoria di un anno è un chiaro raggiro che serve a scavallare la data del referendum. Insomma, l’unico vero scopo del governo è quello di fermare il temuto verdetto dei cittadini». Gianfranco Fini parla di «una scelta saggia e opportuna. Riflettiamo prima di fare il nucleare».
Renato Schifani, a sua volta, definisce la moratoria di un anno sul nucleare «una scelta responsabile» perché «è giusto che ogni valutazione su un settore così rilevante e delicato sia ponderata e meditata in un clima di assoluta serenità e non sull’onda dell’emozione». Parere favorevole anche dal ministro della Salute Ferruccio Fazio perché «l’importante nella vita è imparare dalle cose e riflettere quando accadono avvenimenti che ci portano a meditare». Chi si muove sul sentiero del dubbio è, invece, Claudio Scajola. «Di fronte alle notizie dal Giappone la prudenza è doverosa. Ma prudenza, tuttavia, non significa tornare indietro: è necessario analizzare con grande approfondimento i problemi che l’emergenza giapponese ha evidenziato, sfruttando al meglio gli elementi di sempre maggiore sicurezza che la ricerca scientifica ci mette a disposizione». Chi va decisamente in controtendenza è, invece, il segretario del Pri, Francesco Nucara.

«Siamo contrari alla moratoria con cui si potrebbero perdere altri anni importanti per la costruzione di centrali di ultima generazione, indispensabili per l’autonomia energetica del Paese, come gli eventi in Medioriente dovrebbero suggerire. La scienza non può essere fermata dalla politica».

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