da Roma
E adesso, che fare della legge 40 sulla procreazione assistita? «È una legge dello Stato e la applicheremo - assicura Fabio Mussi -. Noi rispetteremo il programma dellUnione, che non prevede modifiche alle norme sulla fecondazione. Rispetteremo cioè sia la parte della procreazione che quella della ricerca sulle cellule adulte». Il governo dunque non interverrà perché, spiega il ministro, «vista la delicatezza della materia, la discussione dovrà aprirsi solo con il criterio di larghe maggioranze». Conferma Livia Turco: «Sarà compito del Parlamento valutare se e in quali termini cambiare la legge 40. Ma alla base serve un orizzonte condiviso di valori».
Al Senato, audizione di Mussi e Turco davanti alle commissioni Sanità e Istruzione. Mussi difende la scelta di aver tolto la firma dalla dichiarazione etica europea: «La legge 40 non ci obbligava a quellatto. La ricerca scientifica è una speranza per milioni di malati, non abbiamo il diritto di chiudere la porta. E la laicità dello Stato non è negoziabile. Non è un vuoto di neutralità, ma uno spazio dove si dispiega il pluralismo delle culture».
Spiegazioni che non rassicurano la Cdl, che chiede un dibattito parlamentare prima del 24 luglio, quando il Consiglio dei ministri della Ue dovrà pronunciarsi sui fondi per la ricerca sulle cellule staminali. «LItalia voti contro la ricerca sugli embrioni - dice Rocco Buttiglione -. Il governo è obbligato a consultare le Camere per agli atti politicamente rilevanti in sede europea. Mussi perciò ha infranto la legge decidendo si togliere ladesione alla dichiarazione etica». Per Cesare Cursi, An, «è davvero singolare avere una legge che vieta la ricerca sulle cellule embrionali e poi finanziare con i nostri soldi la stessa ricerca allestero». «Se passerà la posizione di Mussi - sostiene il senatore di Forza Italia Enzo Ghigo - la legge 40 sarà vanificata. Se il ministro non confermerà ladesione alla dichiarazione etica, siamo pronti a presentare una mozione di sfiducia».
Il centrodestra lavora ai fianchi i cattolici dellUnione: «La Margherita batta un colpo», dice Enrico La Loggia, che vuole «mettere Prodi alla prova». «Il premier dica no al finanziamento delle staminali», aggiunge Luca Volontè. Per il centrosinistra è un nervo scoperto. Ma dopo qualche sommovimento iniziale, adesso la maggioranza sembra tenere. Paola Binetti, Dl, apprezza «la posizione chiara e responsabile di Mussi». Ranieri, Tonini e Soliani invitano «trovare un terreno comune». E per il ds Ignazio Marino, presidente della commissione Sanità al Senato, «il Parlamento deve produrre regole flessibili perché oggi gli scienziati sono in grado di produrre, su cavie di laboratorio, delle cellule con caratteristiche del tutto simili a quelle embrionali senza dover passare attraverso la tecnica della clonazione terapeutica che pone molti problemi etici, non solo alla componente cattolica». Ma il duo Silvestri-Pellegatta, capigruppo verdi-Pdci in commissione Sanità, insiste per «nuove norme sulle staminali».
Concetti simili, nellaltro polo, li sostiene la socialista Chiara Moroni: «Accolgo positivamente il pronunciamento di Strasburgo, che chiarisce che la ricerca sugli embrioni è cosa diversa dalla clonazione. La legge 40, che impedisce la sperimentazione sulle staminali e ci pone fuori dalla comunità scientifica, è in controtendenza rispetto allEuropa».
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