È sufficiente mettere in fila dichiarazioni e silenzi della giornata di ieri per cogliere tutto il disappunto di Fratelli d’Italia e Forza Italia per l’idea della Lega di convocare una manifestazione «contro il terrorismo islamico» e «a difesa dei valori occidentali». Mentre da Palazzo Chigi si predica cautela, «perché basta una scintilla per accendere le piazze arabe» e perché resta altissima l’allerta per possibili attentati, il vicepremier Matteo Salvini annuncia infatti una mobilitazione di piazza «in nome di Oriana Fallaci». Perché, scrive il leader del Carroccio nel messaggio inviato a parlamentari e militanti, «tacere è una colpa». Con una curiosa coincidenza temporale, anch’essa emblematica della distanza che si respira nella maggioranza sul punto. Se il ministro della Difesa, Guido Crosetto, continua a non escludere l’ipotesi di annullare la festa delle Forza armate in programma a Roma il 4 novembre (al momento sono confermati gli appuntamenti istituzionali, mentre sono sub iudice quelli collaterali), proprio per il 4 novembre, ma nel centro di Milano, Salvini chiama in piazza la Lega «e chi ci vorrà essere».
Un’accelerazione che non convince il resto della maggioranza. Il silenzio di Fratelli d’Italia, infatti, dice più di cento dichiarazioni, visto che non c’è un solo esponente del partito di Meloni che si avventuri a dire qualcosa in proposito.
D’altra parte, dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles, a Palazzo Chigi la priorità è quella di limitare al minimo qualunque situazione che possa favorire tensioni o aumentare i fattori di rischio. Che è esattamente la ragione per cui Crosetto continua a nutrire dubbi sulla festa delle Forza armate. E l’allerta è così alta che almeno nove Paesi dell’Ue – compresa l’Italia – hanno notificato alla Commissione Ue la sospensione della libera circolazione prevista da Schengen. Perché, spiega Crosetto al termine del suo incontro in Qatar con l’emiro Sheikh Tamin bin Hamad Al Thani, «un incidente come quello dell’ospedale di Gaza può portare cinque, dieci, cento persone a pensare di vendicarsi».
Inevitabile, dunque, che si respiri un clima di forte preoccupazione, anche perché nonostante il pressing di Joe Biden (ieri era a Tel Aviv e ha invitato Israele a non «commettere gli stessi errori» fatti dagli Stati Uniti dopo l’11 settembre) la nostra diplomazia continua a ritenere «probabile» lo scenario di un’operazione di terra israeliana nella Striscia di Gaza, circostanza che inevitabilmente alimenterebbe ulteriori tensioni. E proprio di questo si è parlato ieri in una riunione con Meloni, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, i ministri di Esteri (Antonio Tajani), Interni (Matteo Piantedosi) e Giustizia (Carlo Nordio) e i vertici dell’intelligence.
In questo quadro, insomma, è inevitabile che Palazzo Chigi non possa che guardare con una certa perplessità a una manifestazione di piazza convocata da un vicepremier e sotto le insegne del secondo partito della maggioranza. Peraltro non per domani, ma fra oltre due settimane, quando lo scenario internazionale potrebbe essere ancora più complicato.
Non è un caso, che sul punto Tajani scelga la via della prudenza, nonostante l’insistenza dei giornalisti che lo intercettano in Transatlantico.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.