Misure sul fisco «penalizzanti e incerte». Con questi termini il direttore generale di Confindustria, Maurizio Tarquini, in audizione ieri sulla manovra, ha criticato alcuni provvedimenti della legge di Bilancio come la tassazione sui dividendi e il divieto di compensare con i crediti d'imposta i debiti previdenziali e assicurativi. Gli industriali chiedono un «piano industriale straordinario» e almeno «8 miliardi l'anno per un triennio» dal Pnrr, oltre a interventi urgenti per «ridurre il prezzo dell'energia». Queste ultime due richieste rappresentano una exit strategy per recuperare risorse della cui assenza Viale dell'Astronomia è consapevole.
Confcommercio, invece, ha sottolineato che «serve di più per sostenere la crescita» a partire dall'allargamento del taglio dell'aliquota Irpef al 33% fino a 60mila euro di rendita, mentre per Confesercenti l'impatto sui consumi sarà «minimo». Coldiretti ha sollecitato la proroga per il 2026 del credito d'imposta Zes unica, «uno strumento strategico per sostenere la crescita e la competitività dei territori del Mezzogiorno» e chiede di rafforzare il credito d'imposta 4.0 estendendolo anche alle attività agricole connesse. L'organizzazione agricola ha inoltre espresso «forte preoccupazione per il divieto di compensare i crediti d'imposta non derivanti da dichiarazioni fiscali con i debiti previdenziali e contributivi», misura che scatterebbe dal primo luglio 2026.
Nel frattempo, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (in foto) ha replicato alle critiche. «È tutto naturalissimo, i banchieri difendono gli interessi delle banche, gli industriali quelli degli industriali. Il ministro fa l'interesse generale», ha ribadito ieri. Intanto si preparano gli emendamenti: il termine per la presentazione è fissato per il 14 novembre, con l'obiettivo di arrivare all'approvazione in Aula entro metà dicembre.
La Cgil ha bocciato senza appello la manovra, che «va cambiata» perché «è palesemente inadeguata, ingiusta e controproducente», ha dichiarato il segretario confederale Christian Ferrari. Il sindacato denuncia che «il miglioramento dei conti pubblici lo stanno pagando lavoratori e pensionati» i cui salari avrebbero subito «perdite cumulate ben superiori ai vantaggi». La Cisl con il segretario confederale Ignazio Ganga ha riconosciuto la riduzione delle imposte sui lavoratori, ma è rimasta critica sulla rottamazione chiedendo «correzioni per rafforzare equità e crescita».
L'intervento dell'Ania con il presidente Giovanni Liverani ha rimarcato il peso del sacrificio chiesto al comparto assicurativo. «In termini cumulati il nostro contributo straordinario nel triennio 2025-2028 è stimabile in 2,2 miliardi di cui 600-700 milioni derivanti da misure pregresse», ha detto ricordando che «nel corso degli anni il settore è stato più volte chiamato a fornire contributi straordinari», tra cui «l'imposta sulle riserve matematiche che ha raggiunto i 9 miliardi» e un'aliquota Irap al 5,90%, «oltre il 50% più elevata rispetto a quella ordinaria».
Liverani ha ricordato che «ogni anno le compagnie versano complessivamente oltre 12 miliardi di euro di imposte», un importo che rappresenta «un'incidenza sul valore aggiunto quasi doppia rispetto alla media degli altri settori».