
Il succo del caso Flotilla lo coglie, da ex Prefetto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, parlando alla platea di Forza Italia, a Telese, in Campania. Il sospetto è che alcune frange estremiste vogliano utilizzare il braccio di ferro sul viaggio della Flotilla verso Gaza, per incendiare le piazze italiane. Il Viminale è però già al lavoro, per scongiurare da domenica in poi (giorno in cui è previsto l’arrivo della Flotilla nelle acque di Gaza) eventuali proteste violente nelle piazze italiane. Il capo del Viminale è l’ospite d’onore della giornata inaugurale dell’evento azzurro, che si concluderà domenica mattina con la presentazione del manifesto della Libertà. A fare gli onori di casa è il leader degli azzurri Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio. Tajani accoglie Piantedosi che, intervistato dal direttore del Mattino Roberto Napoletano, va subito giù duro sulle tensioni delle ultime ore: «Il no espresso dalla portavoce della Flotilla all'appello lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella è un elemento di preoccupazione, perché c'è l'intenzione di trasformare questa vicenda in qualcosa che potrà riflettersi nelle nostre piazze» denuncia Piantedosi che però rassicura: «Proprio oggi ho avuto una riunione con i miei collaboratori per predisporre un piano di monitoraggio delle piazze più calde nella prossima settimana». Per il ministro dell’Interno «è grave la dichiarazione che ha fatto la portavoce della Flotilla, che ha detto che tutta la proposta veniva fatta in maniera strumentale per fare in modo che non ci fosse una compiuta denuncia dell'illegalità del blocco navale di Israele». Non ci sono però solo i gruppi estremisti che tendono a far salire la tensione.
Piantedosi mette nel mirino il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: «Ci sono le parole del capo del più grande sindacato italiano che minaccia lo sciopero generale se la Flotilla non dovesse arrivare a Gaza». Il tema ordine pubblico è il cuore dell’intervento del ministro che ritorna sulle devastazioni di lunedì scorso: «A Roma hanno sfilato 150mila persone, ed è andato tutto abbastanza bene. A Milano invece è successo quello che si è visto, con persone che si sono staccate dal corteo con frange più estreme. Parlo di frange, ma questo non deresponsabilizza gli organizzatori. La vera differenza la fa la capacità degli organizzatori anche di costituire una sorta di servizio d'ordine interno». A nome del governo il ministro respinge poi le accuse di riduzione di spazi di libertà e protesta: «Stiamo garantendo il diritto a manifestare liberamente, crescono le manifestazioni e parallelamente i feriti tra le forze di polizia. Molto spesso è stata contestata al governo una postura autoritaria. Viviamo un'epoca molto particolare, due conflitti alle porte di casa nostra, conflitti molto impegnativi e divisivi, ma cosa c’entra il tema della pace con manifestazioni che si traducono in violenza deliberata? I toni sono molto accesi e forti, più volte richiamo ad abbassarli. Abbiamo ospitato e curato più di mille persone, nonostante questo persiste un atteggiamento aggressivo e di strumentalizzazione che non fa bene alla causa palestinese». E non risparmia una stoccata a chi giustifica la violenza in nome della causa palestinese: «Io faccio fatica a comprendere cosa c'entra il tema della pace con manifestazioni che finiscono con le violenze». Battute finali invece sul decreto sicurezza e sull’ipotesi di una sua discesa in campo per le regionali in Campania. Sul decreto sicurezza, Piantedosi respinge le accuse: «E stato additato come un provvedimento liberticida. Invece ha inasprito le sanzioni per chi ruba le case, magari agli anziani, alle povere persone; ha rafforzato la possibilità di contrastare fenomeni come le truffe di anziani. Ci sono norme di potenziamento al contrasto alla criminalità organizzata, al terrorismo.