Via Gradoli, già censiti i micro-locali dei trans

Tomba di Nerone, i cittadini si ribellano. Al grido di “Riprendiamoci via Gradoli” dieci giorni fa, il 14 novembre, fra i residenti è sorto un comitato spontaneo contro il degrado. Per ridare dignità a questo angolo della Cassia, diventato l’enclave dei viados. Ne dà notizia il sito online www.vignaclarablog.it, che raccoglie puntualmente umori, crucci ed esasperazioni dei residenti del XX municipio. Il neo comitato per la tutela e l’ordine di via Gradoli, questo il nome, dopo pochi giorni conta già 180 aderenti. «Per troppi anni abbiamo abbandonato la strada a sè stessa» afferma sul sito uno dei fondatori del Comitato, Carlo Maria Mosco: «Ma ora la parte più illuminata dei residenti ritiene che bisogna riappropriarsi della strada. Vogliamo esserci e impegnarci in prima persona». Detto, fatto.
Una lettera di diffida è stata spedita al commissariato di polizia Flaminio Nuovo. Il documento sottolinea che “i notissimi e gravissimi fatti del caso Marrazzo hanno messo in luce la violazione di leggi amministrative e penali nel condominio del civico 96 (dove Marrazzo incontrava il trans Natalie) e in altri di via Gradoli». Sollecita le forze dell’ordine a esercitare i controlli «in ordine al rispetto del T.U. sull’immigrazione e del pacchetto sicurezza del luglio 2009», e in specie a verificare «la conformità alle leggi degli appartamenti dei numeri civici n. 35, 65, 69, 75 e 96, occupati da stranieri (comunitari ed extracomunitari) a titolo di locazione o cessione comunque denominata». Una lista ben precisa di palazzine, quindi, fatta dai residenti alle autorità. Il documento è datato 18 novembre.
Lo stesso giorno una petizione firmata da centinaia di persone è stata inviata dal comitato al sindaco Alemanno, al prefetto, al presidente del XX municipio, a polizia municipale, carabinieri, GdF. Il comitato ricorda nella petizione che già il 29 novembre 2007 il sindaco di Roma (allora Veltroni), con ordinanza n.129, prot 62642, «aveva emesso un provvedimento di sgombero dei locali del civico 65». L’ordinanza è rimasta però “inspiegabilmente” inattuata. Gli abitanti pertanto chiedono al sindaco e alle altre autorità «l’attuazione dei provvedimenti già emanati; la verifica dell’esistenza e regolarità dei contratti di locazione negli edifici dove sono presenti fenomeni di prostituzione, droga e illegalità di vario tipo, in particolare ai civici 35, 65, 69, 75 e 96; la verifica dei permessi di soggiorno per gli stranieri; l’allontanamento immediato delle persone non in regola». La petizione sollecita inoltre «l’applicazione delle sanzioni amministrative e penali previste dalla legge per coloro che hanno favorito la prostituzione e lo stato di clandestinità» nonchè l’installazione di due colonnine per la chiamata immediata alle forze dell’ordine. Di fatto alcune palazzine di via Gradoli si presentano alla vista come un alveare. Qual è la situazione dentro? «Ci sono italiani che hanno lucrato sulla pelle degli immigrati» risponde Carlo Maria Mosco: «Il civico 65 conta 147 unità abitative. Il civico 96 ne comprende 102.

Sono tutti micro-appartamenti di 15-20 metri quadri. La maggior parte privi di finestre». Questi locali hanno l’abitabilità? «La domanda che ci poniamo è infatti questa. Alcuni si trovano addirittura al secondo o terzo piano semi-interrato».

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