Non ha un posto nella Bibbia e neanche nella mitologia greca, molti scienziati quasi la ignorano. Eppure esiste: è lantimateria. Un «oggetto» oscuro che potrebbe essere molto diffuso nellUniverso benché finora ne risultino ben poche tracce. E anche molto prezioso, in quanto capace di generare energia allo stato puro. Per questo nel maggio scorso lo Shuttle ha portato sulla Stazione spaziale internazionale le apparecchiature che dovrebbero catturarla. Piuttosto frequente nei romanzi di fantascienza, se a qualcuno di noi capitasse di vederne un pezzo non la riconoscerebbe: lantimateria, infatti, per le sue caratteristiche esterne non appare diversa dalla comune materia. La sua capacità di distruggere tutto ciò che tocca è perfettamente camuffata. Ma cosè in effetti questa antimateria? Definirla lopposto della materia è certamente esatto, però non basta. Soprattutto non spiega perché un contatto, anche brevissimo, con un suo qualsiasi frammento del nostro mondo è capace di annichilirlo, cancellandone perfino il ricordo.
Quali proprietà le conferiscono tale potere? Sappiamo che nei suoi atomi lelettrone (il positrone) ha carica positiva e il protone ha carica negativa. Sappiamo pure che se riuscissimo a trovarne grandi quantità e se potessimo utilizzarla, tutti i nostri problemi energetici sarebbero risolti. Se Hiroshima e latollo di Bikini hanno infatti dimostrato cosa possono fare un millesimo o un centesimo dellenergia contenuta in una piccola quantità di materia, sappiamo che la quantità di energia liberata dallannichilazione di un chilogrammo di antimateria a contatto col suo «doppio» è enne volte più grande. Gli scienziati sono riusciti a crearne piccoli quantitativi in laboratorio (trentotto atomi di antiidrogeno al Cern di Ginevra nel 2009, un nucleo di antielio nel Dipartimento Energia di Brookhaven, Usa, lo scorso mese di aprile); ma finché dovremo fabbricarcela, non faremo altro che praticare un procedimento che fornisce molto meno di quanto consuma. Non resta dunque che cercarla in natura, nello spazio, con lapparecchiatura Ams da poche settimane agganciata alla Is, la Stazione spaziale internazionale.
Una metà delle stelle potrebbe essere di materia e laltra metà del tipo opposto, antimateria, scrisse il Nobel per la fisica Jean Paul Dirac, il genio di Cambridge che già nel 1929 intuì lesistenza dellantimondo e riuscì a rappresentarlo con le sue equazioni. LUniverso che oggi vediamo è il freddo residuo di quanto ha avuto origine nellinfuocato Big Bang e, come sappiamo, quando le cose si raffreddano cambiano aspetto e natura. Analogamente, regioni separate di materia e antimateria possono essersi formate mentre lUniverso si raffreddava. Lulteriore raffreddamento avrebbe permesso agli elementi chimici di formarsi.
Nella realtà però, per quanto finora sappiamo, lantimateria non risulta diffusa, neppure in piccole quantità. Ciononostante sappiamo che alcuni processi naturali, sia pure per brevi istanti, continuano a dare origine ai suoi più semplici componenti, i positroni, le particelle che nellantimondo rappresentano, con carica positiva, la esatta controparte degli elettroni. Lantimateria dunque, almeno sotto forma di positroni, in natura esiste. Basta pensare che perfino in medicina diagnostica è già utilizzata, negli scanner Pet (Positron emission tomography), e che da anni e anni i raggi gamma provenienti dal centro della nostra Galassia ci segnalano che in questa area esistono nubi di positroni. E secondo lopinione più diffusa tra gli scienziati la palla di fuoco del Big Bang, quattordici miliardi di anni fa, avrebbe prodotto materia e antimateria in quantità uguali.
Ma ora, perché lUniverso non sembra quasi più contenere questa antimateria? Come mai la materia è prevalsa? È uno dei più grandi misteri della scienza contemporanea. Un enigma che proprio in questi giorni sembra aver trovato una possibile soluzione con lipotesi che i responsabili del fenomeno siano stati i neutrini, le più invasive ma anche le più elusive delle particelle elementari - massa prossima a zero e niente carica - probabilmente capaci di fornire la chiave per risolvere il problema dellantimateria mancante.
Al Cern di Ginevra, nel tunnel di 27 chilometri Lhc (Large hadron collider ) scavato cento metri sotto il confine tra Francia e Svizzera, sugli stessi «binari» ma in senso opposto corrono alla velocità della luce elettroni e positroni nel tentativo di riprodurre per qualche istante e in una minuscola porzione di spazio ciò che lUniverso è stato una frazione di secondo dopo il Big Bang. Da quel mini Big Bang simulato gli scienziati volevano sapere quali forme di particelle e antiparticelle sono comparse quando lenergia si è convertita in oggetti materiali nellUniverso appena nato. Ma i laboratori non sono la natura.
E allora si fece strada lidea di inviare nello spazio gli strumenti per verificare, catturare lantimateria. «Se siamo riusciti a costruirla artificialmente - si disse -, da qualche parte del mondo deve pur esserci».
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