GRAN BRETAGNA

nostro inviato a Londra

La crisi morde gli inglesi? E loro reagiscono addentando formaggi «slow» del Kent e delicatessen della nuova alta cucina britannica. I fornelli sono la nuova passione nazionale e forse è più merito di Chirac che dello chef tv Gordon Ramsay, vera star nelle case d'Albione.
Come ai tempi di William il Conquistatore, o meglio Guillame le Conquérant: ancora una volta la rivoluzione inglese parte da un francese. Per scatenare un quarantotto, all'ex padrone dell'Eliseo è bastato un infelice commento anti britannico captato da orecchie giornalistiche: «Non ti puoi fidare di gente che cucina così male, sono i peggiori dopo i finlandesi». Touché, monsieur Chirac. Peccato che i finnici avessero due rappresentanti nel Comitato olimpico che doveva decidere se regalare i cinque cerchi del 2012 a Parigi o a Londra. E la Francia perse per un solo voto.
Gli inglesi ancora ringraziano i finlandesi ma non ci stanno più a essere accomunati nella scomoda classifica delle forchette storte. Negli ultimi anni i programmi di cucina in Inghilterra hanno audience da partita di calcio e si moltiplicano i corsi di cucina.
L’ultima mania è comprare direttamente dai produttori nei «farmer market» che aprono un po’ dappertutto. Come ad Haguelands, nel Kent, un mercato del fresco che ti vende prodotti locali, te li cuoce ad arte e se vuoi ti porta in cucina a imparare da mamma Holt, mentre i bimbi giocano nel labirinto di mais. Ma la materia prima? L’intero Paese ci lavora su con lena e ha già ottenuto di poter mettere nella lista dei Doc 35 prodotti locali e altri sono in attesa.
Non solo formaggi e birre tradizionali (le rel ale, altro pianeta rispetto alle lager che beviamo in Italia): a Chapeldown, grazie al riscaldamento globale che ha reso il clima più mite, si imbottigliano vini come il Bacchus, bianco davvero gradevole.
A Londra considerano il cibo l’arma finale per richiamare quel 25 per cento di visitatori che ha disertato il Regno. Slow food contro credit crunch, è la formula partorita dalla cabina di regia di Visit Britain, per risollevare un turimo colpito al cuore dalla crisi del credito. Senza dimenticare il portafogli: il rapporto tra euro e sterlina ora è estremamente favorevole (con un euro si ottengono circa 85 centesimi di pound). Per noi «continentali», il cambio migliorato e la generalizzata riduzione dei prezzi può portare a risparmi fino al 40 per cento rispetto ai prezzi bollenti degli anni scorsi. Se ci si aggiunge che con Easy jet si può arrivare in volo da tutta l’Italia con poche decine di euro, l’idea di una vacanza nella terra di Sua Maestà la regina diventa decisamente abbordabile.
Ancor di più se si decide di assaggiare una miscela variegata dei panorami britannici: un po’ dell’avveniristica Londra, un salto nel passato nella campagna del Sud-Est, glamour e musica sul mare di Brighton.
Nella capitale c’è solo l’imbarazzo della scelta. Se volete stupire un amico con un giro nella «cool London» portatelo a bere al Bombay Sapphire Dusk Bar, un cocktail bar aperto fino a metà ottobre lungo i terrazzamenti del Tamigi, vicino alla Somerset House, e poi a cena all’Inamo, al 134 di Wardour Street, a Soho: si mangia fusion orientale, ma anche chi non ama il genere resterà affascinato dai bizzarri e colorati tavoli-computer attraverso i quali si può ordinare le pietanze prelibate «cliccando» sul menù.
D’estate, quando Sua Maestà si sposta in campagna, è possibile curiosare anche Buckingham Palace, la maestosa residenza londinese dei reali britannici. Una visita che fa il paio con le stanze mozzafiato del Royal Pavillion di Brighton. Quanto basta per scoprire che i francesi non hanno l’esclusiva sulla grandeur. A Brighton c’è un indirizzo culinario da non perdere: il Due South, un ristorantino con i tavoli direttamente sulla spiaggia che riesce a trasformare in un manicaretto anche fave e formaggio (e cucina uno scozzese!).
Ma l’itinerario più interessante è la campagna tra Kent e Sussex: una vasta spianata verde sottratta al mare: il Romney Marsh. Da attraversare al passo lento del treno a vapore delle Kent & East Sussex Railways. Un pezzo d’Inghilterra che la riforma del sistema ferroviario aveva cancellato negli anni 50, ma che un gruppo di volontari ha rimesso sui binari come attrazione turistica. Si viaggia da Tenterden fino a Bodiam, per dare un’occhiata al castello del 1300 e tornare indietro, sorseggiando té «cremoso» al ritmo del fischio del treno.
L’ultima tappa è Rye, piccola perla dell’Inghilterra degli smuggler, i contrabbandieri, i veri padroni di queste terre i cui passi ancora riecheggiano tra le casette di mattoni e i vasi di fiori del paesino.

Qui si può provare un assaggio della più genuina ospitalità inglese, ad esempio dormendo a casa di Michael e Ann, i padroni del bed&breakfast «The Rise» e cenando al «George in the Rye». Per maggiori informazioni: www.visitbritain.it

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