In Gran Bretagna è caccia a oltre venti cellule terroristiche

Il ministro dell’Interno Reid: «Alta la probabilità di nuovi attacchi. In un solo anno abbiamo sventato quattro attentati»

Lorenzo Amuso

da Londra

Almeno quattro attentati su vasta scala sono stati scongiurati in Gran Bretagna nell'ultimo anno grazie all'incessante sforzo di prevenzione di Scotland Yard e dell'intelligence britannica. Ma resta «elevata la probabilità» che vi siano altri tentativi di attacchi terroristici. È questa l'opinione del ministro degli Interni britannico John Reid, che non conferma, ma neppure smentisce, la notizia apparsa sul domenicale Observer, secondo cui sarebbero più di una ventina le inchieste attualmente in corso. Una disperata lotta contro il tempo per neutralizzare cellule jihadiste determinate a tutto pur di mettere a segno nuovi piani stragisti. «Complotti di assassini islamici», scrivono i tabloid, «atrocità su piccola scala», ma anche progetti più ambiziosi di «incredibile complessità». Proprio come quelli appena sgominati, che avrebbero avuto - affermano fonti investigative - effetti «apocalittici», potendo contare su un enorme arsenale di armi ed esplosivi.
Pur elogiando l'efficienza degli inquirenti, e ribadendo il massimo impegno del governo, il ministro degli Interni è stato però costretto a riconoscere che allo stato attuale la minaccia terroristica è talmente alta da non consentire alcuna previsione ottimistica. «Siamo di fronte a una prospettiva da incubo che fa pensare a una estate di fuoco per la Gran Bretagna», scrivono i giornali, ormai persuasi che l'interrogativo di fondo non sia «se» si verificherà una nuova ondata di attentati, ma «quando» ciò accadrà. «Devo essere onesto e dire che sulla base delle nostre conoscenze potrebbero presto esserci nuovi attentati - ha ammesso il ministro -: la minaccia terroristica in Gran Bretagna è estremamente grave. E noi non possiamo garantire al 100% la sicurezza». Mentre la commissione governativa Cobra per l'emergenza terrorismo si è riunita d'urgenza sabato per pianificare le prossime mosse, Reid è stato criticato per l'eccessiva enfasi data agli arresti compiuti giovedì, dopo aver definito «personaggi chiave» alcuni dei fermati. Il Procuratore generale, incaricato di rappresentare l'accusa nei futuri processi, teme che le incaute parole del ministro, che rischiano di suonare come una «sentenza di condanna anticipata», possano essere impugnate dalla difesa per dimostrare il clima pregiudiziale del dibattimento.
Nel frattempo emergono nuove indiscrezioni sul complotto, sventato - ha confermato una fonte dell'MI5 -grazie ad «una talpa in seno alla comunità musulmana». Sull'urgenza del blitz di Scotland Yard c'è stato uno scontro tra Londra e Washington. Mentre sembra accertato che i fermati non fossero in possesso né dei biglietti d'aereo né dei passaporti, pare che gli inquirenti britannici avrebbero voluto un supplemento di indagini di almeno una settimana prima di entrare in azione. Una cautela contestata dagli Usa che hanno premuto per far scattare gli arresti al più presto, assicurando alla giustizia anche colui che - secondo i servizi di sicurezza - sarebbe il capo di Al Qaida in Gran Bretagna. L'uomo, le cui generalità non sono state rese note per ragioni di sicurezza, sarebbe uno dei responsabili di una rete di reclutamento per candidati alla «jihad» in Irak, nord Africa e Kashmir. Figura centrale della «succursale britannica», non solo è l'ideatore del piano che avrebbe potuto uccidere fino a 3.000 persone, ma ha avuto un ruolo di primo piano anche in altri attentati degli ultimi anni.
Secondo i servizi pakistani, inoltre, i presunti attentatori avrebbero potuto contare sui soldi raccolti in Gran Bretagna per le vittime del terremoto avvenuto in Pakistan nell'ottobre del 2005. Una tragedia che era costata la vita a più di 74mila persone. Due gli indizi principali che hanno confermato i sospetti degli inquirenti, dopo che le autorità britanniche avevano rintracciato un trasferimento di 75 milioni di euro da parte di tre charity pakistane alla regione del Kashmir. Per sei mesi, nel 2001, Abdul Rauf, padre di uno degli arrestati (Tayib, fratello minore di Rashid Rauf, il cui fermo a Karachi la settimana scorsa avrebbe accelerato il blitz di Scotland Yard), è stato a capo proprio di una delle associazione di beneficenza che si occupava della raccolta fondi.

Inoltre numerosi tra i 23 arrestati all'epoca del terremoto si sarebbero nascosti in mezzo ai volontari che prestavano soccorso agli sfollati del Kashmir, l'epicentro del terremoto, per poter partecipare indisturbati ai campi di addestramento nelle zone adiacenti.

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