«Gran Bretagna, la sharia è inevitabile»

da Londra

Qualche giorno fa il vescovo anglicano di Rochester, Michael Nazir-Ali, è stato minacciato di morte per aver denunciato la crisi del multiculturalismo inglese e l’esistenza nel Paese di enclaves dove la sharia, la legge islamica, è già di fatto applicata. Ma da ieri il dibattito sul «melting pot» britannico, sulla convivenza e l’integrazione nel Regno Unito rischia di infiammarsi nuovamente dopo le dichiarazioni dell’arcivescovo di Canterbury. Ai microfoni di Bbc 4, Rowan Williams ha definito «inevitabile» l’introduzione di «parti» della legge islamica nel sistema giuridico inglese e sostenuto che è il momento che il Regno Unito «ne prenda atto».
«Gli islamici non dovrebbero essere costretti a scegliere l’alternativa secca tra la lealtà culturale e la lealtà allo Stato», ha detto ancora Williams. La questione è delicata: di mezzo c’è il problema del riconoscimento dei matrimoni islamici e della poligamia, per esempio.

La sharia non riconosce la parità fra uomo e donna e questa è una ragione per cui la legge britannica non riconosce il matrimonio islamico. Dall’altra parte, però, ci sono le donne, che in questo modo non hanno alcuna tutela giuridica.

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