La grande bufala del tridente

Un fantasma, anzi una bufala, s’aggira per l’Italia. Il tridente. Ma di che stiamo parlando? Tutti sanno, Fini e Casini per primi, che l’unico leader in lizza contro Prodi è l’attuale Presidente del Consiglio e che si vince o si perde avendo Berlusconi come candidato unico. A me questa storia del tridente non era mai piaciuta, anche perché detesto fortemente tutte le metafore calcistiche. Ma il punto è questo, oggi come nel 2001: o il centrodestra vince unito tifando Berlusconi oppure rischia di perdere.
Il gioco delle manovre autolesioniste è quello di tentare di scippare voti a Forza Italia nel peggior spirito del proporzionale, in cui è giusto che ognuno giochi per sé e Dio per tutti ma che deve avere come limite gli interessi della coalizione che poi sono gli interessi degli italiani. Berlusconi ricordi che dal 1948 ad oggi mai gli italiani hanno dato il voto popolare alla coalizione guidata dai comunisti, nemmeno nel 1996. Ma i 12 milioni di voti delle sinistre vanno tutti alle urne, inquadrati e controllati. I voti di Berlusconi sono invece voti di gente libera e anche umorale: vogliono sognare e dunque lasci perdere l’Irap e parli al suo popolo la sua stessa lingua e vada diritto al cuore. Voglio dire al Presidente del Consiglio: lei è andato come una bomba con Prodi, forse si è un po’ deconcentrato negli ultimi due minuti, proprio quando quello là è parso rianimarsi: è stato così che tutti i prodiani sicuri del disastro si sono pallidamente rincuorati. Ma quanto a chi sia stato il vincitore, suvvia, non scherziamo. Però, adesso basta con lo show dei numeri, benché molto spettacolare, perché qui si deve far sognare di nuovo la gente facendo leva sul futuro e non sul passato. Lei ha un vantaggio enorme: le sinistre pensano, è la loro natura, che la gente porti a votare in cabina la pancia e il portafoglio invece del cuore e del cervello, ragionando soltanto in termini economici, che sono certamente importanti, ma insufficienti. Loro non sanno, ma lei sì, che quel che fa volare il suo consenso è invece l’impalpabile insieme dei valori, lo spirito e anche la lettera del suo discorso al Congresso americano.
La gente che aveva votato per lei cinque anni fa e che ha messo il broncio non è fatta di titubanti dispersi nella nebbia ma da suoi elettori che chiedono di essere riconvinti. In questo il suo messaggio è totalmente diverso da quello che possono, e devono, lanciare Fini e Casini i quali parlano al loro elettorato radicato e territoriale. Il suo elettorato è molto umorale e chiede affetti ed effetti speciali non soltanto nei trafori delle montagne e sui ponti degli stretti, speciali perché in grado di illuminare quel valore comune in grazia del quale lei ha chiamato il suo partito Forza Italia, un nome che è una indicazione civile, collettiva, ottimista, di quell’ottimismo che in guerra fa vincere le battaglie anche in condizioni di inferiorità perché allerta i sentimenti. Usi dunque parole semplici e non gridate, così come ha fatto davanti a Prodi, ma allo stesso tempo disegni una società immaginata per chi è giovane, ricordi che il Consiglio d’Europa ha messo al bando il comunismo nel gennaio del 2006 equiparandolo al nazismo. Prodi ha da offrire soltanto le sue arie.

Ricordi lo scontro fra Bush e John Kerry: dissero tutti che aveva vinto Kerry, anche la notte delle elezioni, esattamente come fanno oggi tutte le sinistre del mondo tifando Prodi. Ma sono solo trucchi teatrali, come quelli dei suoi alleati che rompono il gioco di squadra per miopia. Non si faccia dunque impressionare e riporti alla svelta la sua gente a casa prima, e poi alle urne.

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