La grande tribù dei pataccari che fabbrica scoop anti premier

RomaL’imbarazzato direttore di Avvenire Boffo si difende dicendo che l’informativa è documento farlocco. Foglio corsaro, una sòla, insomma una «patacca» perché non proviene da un fascicolo giudiziario. Dribbla, però, sulla questione centrale: Boffo ha patteggiato una pena per un’accusa di molestie, pagando un’ammenda di 516 euro, sì o no? Silenzio. Giornale killer. E la scomunica fa proseliti a destra e a manca. In primis La Repubblica che di patacche, ma quelle vere, ne offre subito una. Il fondatore Eugenio Scalfari mette nero su bianco che «lo stesso Feltri ha scritto che dopo aver ricevuto la nomina da Paolo Berlusconi s’è recato a Palazzo Chigi dove ha avuto un colloquio di un’ora con il presidente del Consiglio». Dove abbia letto tutto ciò non è dato sapere. Anche perché Feltri, a Roma, non c’è proprio venuto. Ma la patacca scalfariana non sdegna, non irrita, non indigna. Perché ci sono quelle buone e quelle cattive, quelle che «sì, vabbè che sarà mai» e quelle che disgustano e scandalizzano.
Se putacaso il segugio D’Avanzo scovasse l’ex fidanzato di Noemi, tal Flaminio Gino, e lo facesse parlare sui rapporti tra lei e il premier ma omettesse di dire che sul groppone del ragazzo c’è una condanna a due anni per rapina, si tratterebbe di «svista patacca». Una dimenticanza un po’ sospetta, vero, ma difficilmente vedremmo tirate d’orecchio all’alfiere degli scoop anti-Silvio. Infatti, nisba. Ci penserebbe lo stesso Gino a chiedere perdono via Corsera: «Chiedo scusa: sono stato usato e strumentalizzato per attaccare l’Uomo del popolo (Così io chiamo il presidente Berlusconi)».
E se putacaso l’autorevole Richard Owen, corrispondente a Roma dell’autorevole Times di Londra, firmasse un colloquio con la mamma di Noemi ma poi corresse ai ripari e dicesse: «Veramente io con la signora proprio non ho mai parlato, ho solo riportato le dichiarazioni che la stessa ha rilasciato alla stampa napoletana», si tratterebbe sì d’informazione un po’ farlocca ma difficilmente vedremmo schiere di censori, stizziti dal copia-incolla. Infatti non li abbiamo visti.
E se putacaso i colleghi di Repubblica riprendessero l’autorevole Richard Owen, corrispondente a Roma dell’autorevole Times di Londra, per riportare che la mamma di Noemi avrebbe detto «spero che Berlusconi possa fare per mia figlia quello che non ha potuto fare per me», ma che in realtà l’intervistata ha detto «Signore» nel senso di Dio e non nel senso di «Cavaliere», be’... si tratterebbe quantomeno di traduzione farlocca. Vabbè, avrebbero soltanto scambiato il premier per il Padreterno, capita no? E difficilmente vedremmo la medesima schiera di Catoni, indispettiti da cotanta faciloneria. Infatti, neanche l’ombra. Forse perché fa comodo all’informazione da comodino da notte. E se putacaso La Stampa, all’interno di una paginata dove si fa il punto sulle tensioni tra gerarchie vaticane e i comportamenti di Berlusconi, pubblicasse una foto del quotidiano Avvenire dal titolo bomba: «Il Papa a sorpresa: “Silvio ora basta”», salvo poi mettersi le mani nei capelli: errore, abbiamo infilato uno “strappino” finto, sgangherato, così, per sbaglio. Che succederebbe? Ci si scuserebbe con i lettori, si ammetterebbe l’errore e finita lì. Trattasi soltanto, appunto, di foto «patacca». Succede. Difficilmente scuoterebbero la testa indignate le solite milizie del «così non si fa». E infatti non si son viste. Tutte «patacche» innocue se, in fondo, colpiscono Berlusconi. Insomma, pazienza no? Tanto lui deve averci fatto il callo.
E se putacaso Canal Plus montasse un caso su una presunta frasetta del Cavaliere sussurrata al presidente francese Nicolas Sarkozy durante una conferenza stampa riguardante la consorte Carla Bruni? Nessun audio, roba di lettura del labiale. E il Tu sais que j’ai etudié à la Sorbonne (Sai che ho studiato alla Sorbona) diventasse C’est moi qui t’ai donné ta femme (Sono io che t’ho dato la tua donna) si scatenerebbe il putiferio. E probabilmente tutti griderebbero: l’ennesima gaffe del battutaro, vergogna, imbarazzo, disagio.

Le piddine Paola Concia e Donata Gottardi, offese a morte, si rivolgerebbero pure alla Corte europea dei diritti dell’uomo, denunciando Berlusconi Silvio «per le continue e ripetute dichiarazioni di disprezzo sulla vita e la dignità delle donne». E in effetti tutto ciò è avvenuto. Trattasi soltanto di interpretazione di labiale sgangherata, «patacca», insomma. Ma patacche buone, inoffensive, mansuete, insignificanti.

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