Dunque, è ufficiale: il Terzo Valico non si farà. Parola del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro e dellex ministro dei Trasporti ed attuale presidente della Regione Liguria Claudio Burlando. Se lo dicono loro, cè da crederci. SullUnione, al massimo, si può dubitare quando dice che farà qualcosa. Ma sulla politica del «non fare» sono dei maestri insuperabili, da prendere alla lettera.
Per i lettori delle pagine liguri, del Basso Piemonte, della Costa Azzurra e della Lunigiana, parlare di Terzo Valico è quasi superfluo. Negli ultimi anni abbiamo raccontato loro decine e decine di volte: a) l«ultima firma» sulle carte per questa grande opera, che poi si rivelava eternamente la penultima, per definizione; b) linaugurazione definitiva dei cantieri, che poi definitiva non era mai, con tanto di foto di politici di centrodestra e di centrosinistra con in mano i picconi davanti alle gallerie; c) gli esponenti dellUnione «moderata» che spiegavano quanto fosse importante il Terzo Valico e come loro fossero i garanti del fatto che lopera si sarebbe realizzata e gli esponenti dellUnione «antagonista» che spiegavano quanto fosse inutile il Terzo Valico e come loro fossero i garanti del fatto che lopera non si sarebbe mai realizzata.
Ovviamente, avevano ragione i secondi, come vi abbiamo spiegato mesi e mesi fa su queste colonne, quando cera da scegliere fra il futuro della Liguria, la coalizione della Casa delle Libertà e il bis della presidenza di Sandro Biasotti, e il passato, rappresentato da Claudio Burlando, anche al di là della sua persona. I liguri hanno scelto Burlando e la Liguria si è suicidata. E quella di ieri, con lo stop al Terzo Valico da parte di Antonio Di Pietro, non è altro che la certificazione ufficiale della morte di una regione. In silenzio, mentre cè chi preferisce occuparsi di poltrone Frau. Il problema è che non muore solo la Liguria, ma muore anche un pezzo di qualità della vita in Lombardia.
E qui faccio un brevissimo riassunto dedicato soprattutto ai lettori milanesi. Per Genova e per la Liguria, il Terzo Valico - cioè il treno veloce capace di collegare la nostra città a Milano in meno di unora - avrebbe significato vita: vita per il porto, che sarebbe stato competitivo, facendo risparmiare rispetto allo scalo di Rotterdam una settimana alle merci in arrivo dal Far East e dirette al Nord Europa; vita per il mercato immobiliare, rendendo più appetibili le costruzioni in Liguria; vita, soprattutto, per i giovani liguri, che avrebbero potuto cercare lavoro a Milano senza per questo dover emigrare. E per i milanesi dove sarebbe stato il guadagno? Nel fatto di poter trasformare la Liguria in una parte del proprio grande hinterland e, in fondo, nel proprio porto.
A raccontarlo, sembra fantascienza. Grazie al centrosinistra lo è.
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