La Grassi recita in tutte le lingue del mondo»

Fin dal suo insediamento, ha lavorato per portare avanti la sua idea su quello che deve rappresentare la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, plasmata da numerosi progetti, tutti uniti da un unico denominatore: l’internazionalità. Maurizio Schmidt ha afferrato con entusiasmo le briglie della direzione della culla dell’eccellenza artistica, ereditando dal suo predecessore Massimo Navone l’impegno e il desiderio di offrire, in primis, l’innovazione. «In effetti - spiega Schmidt-, la scuola ha sempre concentrato la sua attività sulla formazione di base. E si può parlare di innovazione visto che i professori seguono gli studenti nelle differenti fasi di avvicinamento al teatro: dalla formazione alla propedeutica, senza trascurare quella eccellenza che serve a garantire ai neo-artisti la chance di mettersi in vetrina».
Il nuovo direttore sta accompagnando la scuola verso il riconoscimento universitario, impegnandosi a creare delle strutture idonee: «C’è stata una apertura della Paolo Grassi verso la diversificazione delle presenze. Siamo partiti con l’ospitalità di Emma Dante, inserendo poi nel corpo docenti del corso di drammaturgia Biljana Srbljanovic autrice de La Trilogia di Belgrado. Prossimamente, Antonio Albanese, Marco Baliani, Serena Sinigaglia, Danio Manfredini saranno solo alcuni degli artisti italiani che terranno dei seminari presso la nostra sede; ma nutrita sarà anche la presenza straniera».
Tessendo una fitta rete di relazioni con l’arte da palcoscenico di altri Paesi, come Belgrado, Tunisi, Parigi, Losanna, Cracovia, gli allievi della scuola Paolo Grassi hanno la possibilità di aprirsi e confrontarsi con diverse linee estetico-teatrali. «Trovo importanto questi scambi di docenti e allievi, che collocano la scuola sul mercato europeo. In effetti, al giorno d’oggi, è impensabile avere un bassissimo tasso di studenti stranieri e che, ora come ora, non si possa riuscire a produrre e a recitare in una lingua che non sia l’italiano. Voglio riuscire a lavorare con testi, lingua e studenti stranieri».
Schmidt sta sviluppando due progetti attorno ai temi del futurismo e della commedia dell’arte, due espressioni artistiche tipicamente italiane. «È importante, per la realizzazione di questi traguardi, la multidisciplinarietà: gli attori lavoreranno con registi, danzatori, studenti e musicisti. In particolare, per quanto riguarda la commedia dell’arte, si lavorerà attorno al tema Arlecchino domani, un filo conduttore che prevede la stesura di canovacci nuovi, aperta ad allievi di ogni nazionalità». Un programma ambizioso che non lesinerà impegno e passione partecipando a festival internazionali con coproduzioni, seguendo la scia del Piccolo Teatro, un’altra finestra sul mondo.

Un processo storico al quale probabilmente è fisiologico partecipare, ma non così scontato. «Non dobbiamo fossilizzarci cercando di gestire la nostra arte nel modo più innovativo possibile, e considerando la lingua non solo un materiale verbale».

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