«Gravi sprechi e crisi morale Caro Epifani, siamo alla frutta»

RomaNella Cgil c’è una «questione morale» aperta. Gestioni troppo allegre nella periferia del mega sindacato, cadute di attenzione, comportamenti al limite e anche oltre la legge, compresi alcuni decisamente imbarazzanti per un sindacato come il ricorso a rapporti di lavoro «di incerta natura».
Il quadro emerge da una relazione che viene dal cuore della Cgil e cioè dal segretario confederale Enrico Panini. La bozza di una relazione del sindacalista, anticipata dal Foglio, dà conto soprattutto delle finanze del sindacato in netto peggioramento per effetto della crisi, di «sprechi molto consistenti». Ma descrive anche una «crisi morale» per «fatti molto gravi». Un problema talmente serio da sollecitare un’azione netta «contro tutto ciò che nel nostro funzionamento può essere in contrasto con leggi e regole». Anche perché il vento dell’antipolitica si fa sentire anche dalle parti di Corso d’Italia e rischia di «travolgere tutti».
Il fatto è che nella Cgil c’è una «caduta di attenzione che coinvolge diverse strutture». Episodi che riguardano la Cgil locale. Ma che - sembra di capire - sono facilitati dal fatto che altri chiudono un occhio, sicuri che ogni livello sia totalmente autonomo: «So, conosco, ma non intervengo direttamente». L’azione netta auspicata riguarda appunto i rapporti di lavoro. In sintesi: le persone che collaborano con il sindacato non possono essere inquadrate con contratti «non conformi alle leggi: rapporti part time con orari non conseguenti, collaborazioni volontarie di incerta natura».
Problemi etici, ma anche di portafoglio se è vero che la relazione sottolinea come le sanzioni e le multe derivanti dalla applicazione delle leggi devono essere pagate da chi ha preso la decisione e non dal sindacato.
Insomma, cari compagni attenzione a cosa fate. Anche perché le casse del sindacato non sono senza fondo. Panini, ad esempio, mette in guardia dai costi della linea scelta dal sindacato, quella dell’opposizione e della piazza: «I tempi lunghi di un’iniziativa straordinaria sul versante della mobilitazione esigono una grande programmazione nell’uso delle risorse».
Per quest’anno la Cgil se l’è cavata. Il consuntivo 2008 dovrebbe chiudersi in sostanziale pareggio. Ma non c’è più l’attivo degli anni scorsi. Fatto che «non ci lascia per nulla tranquilli». Insomma - questo il messaggio - «viviamo al sopra delle nostre possibilità e assumiamo impegni di spesa non coperti adeguatamente e tutto ciò non è accettabile». Tra gli esempi di spreco, i troppi centri di assistenza fiscale che fanno capo alla Cgil: sono in tutto 90 società e se si riducessero la Cgil risparmierebbe 15 milioni all’anno.
Ma ci sono problemi anche per quanto riguarda le entrate. Il boom della cassa integrazione dovuta alla crisi comporta il venir meno di tanti contributi. Allo stesso modo, i contratti di lavoro non rinnovati peseranno facendo venire meno preziose «deleghe» (il permesso al sindacato di prelevare una quota dello stipendio). E i pensionati? Sono la vera spina dorsale della Cgil, ma anche loro non sono più quelli di una volta. Il passaggio «attivi/pensionati» sembra non funzionare più.

In altre parole «perdiamo ogni anno migliaia di deleghe» di lavoratori attivi che, una volta in pensione, «non passano allo Spi», la federazione delle pantere grigie. Il tutto si traduce nella prima «consistente riduzione delle entrate» dal dopoguerra. Durerà «per un periodo non breve». E il sindacato dovrà cominciare a farci i conti.

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