Politica

«Ma grazie a Povia i bambini hanno fatto davvero ooh»

Fausto Biloslavo

Il ciclone Barbara Contini colpisce anche dall’Africa, dove è incaricata speciale del governo italiano per l’emergenza Darfur. In un reportage su Io Donna, in edicola sabato prossimo, l’ex governatore di Nassirya rivela che lo show umanitario organizzato da Paolo Bonolis, all’ultimo festival di Sanremo, con l’obiettivo di raccogliere un milione di euro a favore del Darfur, è arrivato solo ad un quarto della cifra. In particolari i cantanti, gli ospiti super pagati e molti sponsor di spicco si sono dimostrati poco generosi o addirittura tirchi evitando di versare un solo centesimo. Peccato che i lavori di Avamposto 55 erano già stati avviati, sulla parola. Un piccolo ospedale pediatrico, tre scuole ed un teatro, che prenderanno il nome dal 55º Festival di Sanremo, saranno comunque ultimati grazie ai salti mortali di chi ha lavorato al progetto sul terreno, come l’ingegnere Marcello Gaspa della Spes onlus di Trieste. Poi ci penserà la Cooperazione italiana a metterci la pezza.
La Contini ha pochi peli sulla lingua anche con certa «burocrazia» ministeriale romana, che non l’ha mai amata per il suo attivismo in prima linea. Su questo tema, però, raggiunta da il Giornale, la milanese professionista delle «zone calde» sostiene di «non riconoscersi nelle critiche più aspre alla Farnesina e ai sottosegretari agli Esteri Mantica e Boniver. Lo dimostra il fatto che sono rimasta al mio posto portando avanti una ventina di progetti umanitari per l’emergenza in Darfur, grazie alla Cooperazione che ha creduto in me».
Il titolo di Io Donna sulla raccolta fondi per Avamposto 55 in Darfur, la regione occidentale del Sudan dilaniata dalla guerriglia e dalla pulizia etnica, non è tenero: «Dov’è il milione? Sanremo ha bidonato». All’ultimo Festival, il conduttore Paolo Bonolis, si mise la mano sul cuore ed in un collegamento in diretta e strappalacrime con i bambini di Nyala, il capoluogo del Darfur, lanciò «Avamposto 55», una lodevole iniziativa umanitaria. Doveva trattarsi di «un’iniziativa benefica tutta interna a Sanremo» scrive Io Donna. «Un’autotassazione da parte degli ospiti, di me stesso, della Rai, dei Monopoli, degli sponsor e delle case discografiche» disse (Bonolis). «Raccoglieremo almeno un milione di euro» garantì il re Mida della tivù italiana a Barbara Contini.
«Grazie a queste promesse la Contini avviò subito i lavori per poter finire entro la fine di quest’anno. Ma finora ha dovuto accontentarsi di 250mila miseri euro, neanche sufficienti a terminare il grezzo» si legge su Io Donna.
Attraverso la Rai sono stati raccolti esattamente 259mila euro, compresi i versamenti da parte del pubblico del Festival. Bisogna dare atto a Bonolis di aver staccato un assegno di 50mila euro, che fa parte di questa cifra. La televisione di Stato ha devoluto ad «Avamposto 55» altri 50mila euro. Invece spiccano per scarsa generosità i grandi sponsor. Su Io Donna, Carlo Romeo, dirigente del segretariato sociale Rai, ammette che «in tempi di crisi è facile avere delusioni. Ci sono stati sponsor come la Fiat che hanno donato 5mila euro». La Costa crociere idem e la Danone poco più. Quantomeno, però, hanno sborsato qualcosa, mentre i cantanti, definiti «tirchi» da Io Donna, avrebbero snobbato l’iniziativa, come i super ospiti del Festival. L’unico ad aver tirato fuori 35mila euro è il manager di Giuseppe Povia, il cantante di «Quando i bambini fanno ooh», brano scelto da Bonolis come testimonial dell’iniziativa umanitaria.


Infine la Società consortile fonografici, che si occupa dei diritti d’autore di tutte le canzoni, ha sborsato 50mila euro che purtroppo mantiene il budget complessivo, sempre ben distante dal milione, stile signor Bonaventura, che era stato promesso.

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