La Grecia contagia la Spagna: Borse a picco

La Spagna sta subendo, per il suo debito, il contagio del virus del debito greco. I due fenomeni sono collegati, ma la situazione più grave al momento riguarda ancora Atene. La crisi Grecia, nonostante il prestito concesso, permane critica poiché autorevoli ambienti finanziari sostengono che essa non sarà in grado di adempiere alle condizioni che il Fondo monetario internazionale pone per il suo risanamento. Chi non crede alla Grecia è Moody’s, l’agenzia di rating più importante del mondo, le cui valutazioni sono adottate da buona parte dei fondi di investimento, delle assicurazioni, delle banche che gestiscono i portafogli finanziari della clientela. Quando le valutazioni di Moody's sono, come nel caso dei titoli pubblici della Grecia, di «spazzatura», gli operatori economici vendono anziché comperare. Ed è ciò che sta accadendo ancora alla Grecia, in quanto il prestito dell’Europa e del Fmi non le è ancora arrivato.
Non è chiaro se e perché Moody’s sia scettica sul piano imposto ad Atene in cambio del prestito. Si tratta di un sacrificio pari a circa il 10 % del prodotto nazionale, distribuito su quattro anni, dal 2010 al 2013, in modo da arrivare nel 2014 al deficit del 3% del Pil contro il 13,5% del 2009. A causa dei tagli richiesti, il Fondo stima che quest’anno il Pil greco scenda del 4%, mentre nel 2011 scenderebbe del 2,8%. Nel 2012 aumenterebbe dell’1%. Nel 2013 del 2% e nel 2014 di altrettanto. Così si sarebbero recuperati 5 dei 6,5 punti circa di diminuzione del Pil nel frattempo intervenuti.
Ma non bisogna credere che in euro il Pil greco, nel 2014, l’anno del risanamento, sarebbe di un 1,5% minore di quello attuale. Infatti quest’anno scende in termini reali del 4%, ma il Pil nominale in euro dovrebbe rimanere invariato. Infatti c’è un aumento di Iva e imposte sui consumi di oltre il 2% che fa salire i prezzi del 2%, mentre di altrettanto dovrebbero salire i prezzi, al netto di tale nuovo carico fiscale, a causa del fatto che l’euro si sta deprezzando e che i prezzi in dollari del petrolio e delle materie prime sono in aumento. Noi in Italia avremo, senza nuove imposte indirette, un aumento di prezzi del 2%. Nel 2011 i prezzi in euro saliranno ancora del 2% e così prevedibilmente nel 2012 e nel 2013 e nel 2014. Nel 2014 il Pil greco in termini reali sarà inferiore a quello del 2009 di 1,5% ma in euro i prezzi saranno nel frattempo aumentati del 12% e quindi il Pil greco del 2014 sarà un poco più alto di quello attuale. Il taglio del 10% nel tenore di vita greco si realizza, sulla carta, mantenendo invariati gli attuali redditi nominali. Questi sono i calcoli che derivano delle stime prudenziali del Fmi, che ha, in questo campo, una lunga esperienza. Bisogna che gli organi europei spieghino bene che, in sé, il piano è serio e non drammatico, in quanto diluito su un quinquennio.
Ma il problema non è economico. È politico e sociale. I lavoratori greci del pubblico impiego sono in sciopero. Non si sa se il governo ha la forza per attuare un programma di austerità a cui i greci non erano abituati e della cui necessità non si sono ancora convinti. L’Unione europea deve, pertanto, obbligare Atene al mantenimento dei suoi impegni, mandando avanti gli emissari del Fmi, abituati a forzare la mano dei Paesi aiutati. Nello stesso tempo, occorre mettere in moto una revisione del patto di stabilità europeo che dia più poteri di controllo alla Commissione europea verso i Paesi inadempienti. Ciò soprattutto con quelli che ricevono sostegni finanziari dei Paesi membri.
La revisione del patto richiede tempo, ma il piano per la Grecia termina nel 2014. Inoltre occorre un’agenzia europea di rating, che possa dare valutazioni oggettive dei debiti dei Paesi membri. Ciò invece può essere fatto in tempi brevi. Entrambe queste proposte stanno prendendo piede, a livello europeo, in particolare in Germania. Ma, come ho già scritto, non è stabilito da nessuna parte che la Grecia debba essere salvata a tutti i costi. Se essa diventa insolvente, per colpa sua, i creditori dovranno accettare una ristrutturazione del debito, per esempio mediante una proroga delle scadenze di due o tre anni. Le banche francesi e tedesche che hanno debito greco, ne soffriranno. Ma scaglionate nel tempo, queste perdite non saranno drammatiche. L’importante è che il prestito alla Grecia non sia dato a fondo perso e che sia remunerato e restituito correttamente.

La credibilità dell’area euro si difende così, non con l'assistenzialismo.
La Spagna deve adottare urgenti misure di austerità per prevenire una crisi di tipo greco. L’Europa non sarebbe in grado di fare un nuovo prestito per Madrid.

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