I pompieri sono riusciti a spegnere le fiamme a una manciata di metri dall’ingresso del museo: l’antica Olimpia è salva. Ma tutt’intorno solo cenere, devastazione, morte; come inmolte località del Peloponneso, come sull’isola di Evia, come alle porte di Atene. Migliaia di persone sono bloccate in piccoli villaggi assediati dal fuoco. Il bilancio ufficiale è di 60 morti, ma le autorità temono che sia destinato ad aumentare rapidamente. Il governo hamesso una taglia sui piromani, con una ricompensa che può arrivare fino a un milione di euro per chi fornisce informazioni utili a identificarli.
Dunque Olimpia, culla dei Giochi Olimpici, non è stata distrutta dalle fiamme, ma a un prezzo altissimo: per salvare il sito archeologico, decretato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, sono stati trascurati diversi paesi circostanti, da dove sono partiti drammatici Sos: «Qui stiamo per bruciare tutti vivi» ha urlato in lacrime una donna di Lambeti, raggiunta al telefono da una tv locale. A Kolyri le autorità hanno fatto suonare le campane delle chiese per convincere gli abitanti a fuggire al più presto. Ma molti sono rimasti, nel tentativo di salvare le proprie case con secchiate e canne da giardino. Gesti disperati, quanto vani: le poche riserve d’acqua sono finite rapidamente. «Siamo nelle mani di Dio - ha dichiarato ai giornalisti un uomo -. Cerchiamo di spegnere i focolai con le mani. Nessuno ci aiuta. Se continua così Kolyri sparirà dalle cartine». Dal paesino di Oinoi un appello disperato: «Dove sono i pompieri? Perché nessuno ci aiuta?»
La stessa Olimpia, nella parte moderna, ha subito ingenti danni. Alcune villette sono andate distrutte, i boschi circostanti sono in cenere, mentre un albergo è stato evacuato in extremis. Ci sono voluti sei aerei, due elicotteri, 45 pompieri e una quindicina di autobotti per vincere un battaglia che a un certo punto sembrava persa. «Il fuoco ha raggiunto la collina che sovrasta l’antica Olimpia ma è stato bloccato proprio prima che penetrasse all’interno del sito archeologico », ha detto un portavoce dei pompieri, mentre il segretario generale del ministero della Cultura, Christos Zahopoulos, ha dichiarato che «il nuovo museo archeologico non ha subito danni, perché i sistemi anti-incendio hanno funzionato ».Eperché così hanno voluto gli Dei: l’antica Olimpia è salva grazie alle moderne Olimpiadi; fino a tre anni, fa infatti, quei sistemi non esistevano. Sono stati installati proprio in occasione dei Giochi di Atene del 2004.
I media locali riferiscono che questo è il quarto peggior incendio nel mondodal 1971. Il governo si è fatto cogliere impreparato, nonostante nelle scorse settimane si fossero verificati altri tre roghi di grandi dimensioni che avevano provocato una decina di morti. Il primoministro Karamanlis è stato costretto ad accettare gli aiuti proposti da molti Paesi, tra i quali, innanzitutto, Francia (che ha inviato due Canadair) e Italia (che ne ha mandato uno). Molti altri mezzi stanno arrivando da Germania, Serbia, persino Islanda e Norvegia. Stamane saranno operativi 14 aerei e 11 elicotteri stranieri.
Non ci sono italiani tra i feriti, ma decine di migliaia di turisti sono in fuga, soprattutto dall’isola di Evia, con ogni mezzo: auto, camion, barche. I traghetti sono strapieni. Molte famiglie greche sono partite senza nemmeno una valigia. Per tutti la meta è Atene, dove peraltro la situazione è critica. Ieri all’alba l’Acropoli era ricoperta di cenere. La temperatura di 46 gradi e i venti che fino a domenica mattina sono stati fortissimi hanno favorito la propagazione delle fiamme. Nelle ultime 72 ore sono stati contati 220 focolai in diverse parti del Paese. Alcune colonne di fumo sono così alte da poter essere fotografate dai satelliti. Sono almeno mille le case distrutte, oltre amigliaia di ettari di campi coltivati e di foreste. Un disastro che circa novemila pompieri con l’aiuto di 500 soldati non sono riusciti a scongiurare.
Nel caos si diffondono notizie drammatiche che restano senza seguito. La tv privata Antenna ha annunciato che circa mille persone del villaggio di Andristena, nel Peloponneso si sono rifugiate nella piazza centrale del Paese per tentare di sfuggire al fuoco che ha circondato l’abitato. Le fiamme hanno lambito le città di Pyrgos e di Megalopoli, arrivando a minacciare anche la periferia di Kalamata, una cittadina di 40.000 abitanti sulla costa occidentale. Ad appiccare le fiamme spesso sono stati i piromani. Alcuni cittadini hanno filmato due sconosciuti mentre davano fuoco a dei cespugli sul monte Imettus, che sovrasta la capitale.
A Kavala sono stati fermati due giovani, mentre ad Aeropolis, nel sud della Grecia, è stato arrestato un 65enne. I giudici lo hanno incriminato per incendio doloso e omicidio: lì sei persone sono arse vive.
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