Milano - Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce. È stato un V-day in piena regola. Non in piazza, ma sul Blog di Beppe Grillo. Destinatario proprio lui, il comico genovese che per primo ha scagliato il liberatorio insulto sull’universo politico italiano. C’è chi lo sussurra quasi sorpreso della propria indignazione, «ciao Beppe... Questa volta mi dissocio completamente... » scrive timido Ghibli. Ma i più lo scandiscono con le maiuscole, e cioè, nel linguaggio dei blogger, urlando. Càpita che Grillo questa volta l’abbia fatta grossa. E sì che deve averci riflettuto su, visto che il suo «post» sull’uccisione del tifoso laziale Gabriele Sandri e sulle devastazioni ultrà che ne sono seguite ha fatto la sua comparsa in rete soltanto a cinque giorni dalla tragica domenica di sangue e ferro e fuoco.
Scrive Beppe il castigatore che episodi come l’assalto al Coni, alla Rai e alle caserme della polizia «succedono solo nei colpi di Stato». Ma quale calcio malato: «Delle vere cause della rivolta non si è parlato. Gabriele è stato un pretesto per sollevare (di poco) il coperchio della pentola a pressione Italia. Se la politica non abbassa il fuoco in futuro la pentola potrebbe esplodere». Molti lo pensano, avverte introducendo la lettera di tal Cristian T. che sviluppa il concetto. Dice che il perché della violenza ultrà è presto detto: «Questo Paese è con le spalle al muro, la gente non ce la fa più ad arrivare a fine mese. E quando ti pignorano la casa chi viene a levartela: le forze dell’ordine» e via così immaginando gli ultrà come un popolo di casalinghe imbufalite e di precari snervati. E per fortuna è Grillo il comico a incanalare tanta furia in un innocuo vaffa, perché «se al suo posto ci fosse un OsamaBin Laden vi siete chiesti cosa succederebbe? Ve lo dico io: una rivoluzione nel vero senso della parola, da una parte le forze dell’ordine (obbligate a far rispettare questa legge), dall’altra i “terroristi” come li chiamano loro (sono semplicemente italiani, stanchi, impoveriti dal sistema)».Ès ubito imbarazzo, sconforto, collera. Scrivono a centinaia di «sdegno», «vergogna», «farneticazioni», «alibi forniti ai delinquenti». Rodolfo parla di «fregnacce»: «Quindi secondo te, i tifosi che hanno scatenato quell’inferno lo hanno fatto perché non arrivano a fine mese? Ho capito bene? Ho un messaggio per te, CristanT: Mavaff...». Simone Poetto è allibito: «È incredibile come stia passando il messaggio che una massa di ignobili violenti senza cervello sia quanto di meglio abbiamo per comunicare il disagio sociale e civile».
Ma è molto più della presa di distanza da una visione non condivisa. È il mito del vendicatore che si sgretola, è un mea culpa collettivo per averci fin troppo creduto, ed è anche rabbia pregressa, come se gliele volessero cantare da un po’ e avessero finalmente trovato l’occasione. Fabrizio Fusani: «Beppe, dai Confini Sconsacrati in avanti, la tua deriva demagogica è imbarazzante. Rimettiti in bolla e cerca di dare più misura alle tue idee. Con la tua posizione hai un’enorme responsabilità ». Salvatore Sarno: «Questa lettera mi sembra un follia. Pubblicarla ancora di più. È qualunquismo, un’offesa all’intelligenza delle persone». M.a: «Tu, e noi con te, parliamo di mandarli a fare in c... questi politici, ma non in aria. Capisci la differenza? Oppure sei cambiato, e quindi magari sarebbe buono che ce lo raccontassi questo cambiamento ». Fino alla diffidenza peggiore. La scrive Massimo De Maria, si accodano in molti: «I post del Beppe si fanno sempre più enigmatici. Seguono una linea, che secondomenon è casuale, quindi almeno da me, non condivisibile».
Finiscono così, le «prove di colpo di Stato», con il messaggio di Maurizio Menicacci: «S’è fatto tardi. Vado a metter su un paio di costolette di maiale. Cercate di far scoppiare la rivoluzione dopo che ho digerito, diciamo verso le 16.30 così faccio un pisolino.
Pensate voi a coinvolgere “i figli del popolo che hanno le armi”? Non potete sbagliare, hanno una divisamadentro sono come voi. Quando li avete convinti ci vediamo sotto la statua di Giordano Bruno a campo de’ Fiori. Buon appetito a tutti».paola.setti@ilgiornale.it
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