Grillo lancia il sasso ma poi toglie la mano: black bloc da arrestare

Dopo gli scontri di ieri in Val Susa, il comico genovese ritratta le sue dichiarazioni e accusa i giornali: "Oggi sono additato dai media di Stato, ma ho chiamato eroi i valsusini, non i black bloc"

Grillo lancia il sasso  
ma poi toglie la mano:
 
black bloc da arrestare

Come non detto, abbiamo scherzato. Beppe Grillo ha lanciato il sasso ma ora nasconde la mano. Perché tutti i giornali lo hanno criticato. Perché tutto il mondo politico ( o quasi) lo ha stigmatizzato. E dunque è meglio precisare e fare dietrofront. "Ieri ho chiamato eroi i valsusini che manifestavano pacificamente, come fanno da anni, per il loro territorio. Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc annunciati dai media da giorni. Li trovino, li arrestino".

Il comico genovese, con un intervento postato stamattina sul suo blog, prova a precisare il senso delle sue dichiarazioni di ieri a Chiomonte, che hanno innescato forti polemiche. "Oggi sono additato dai media di Stato (se un giornale è pagato con finanziamenti pubblici diretti o indiretti è, per definizione, un giornale di Stato) come fomentatore di violenti. Questo non è assolutamente vero", spiega Grillo, che poi parte con il suo j'accuse: "La nebbia dei media è calata sulle ragioni della protesta. Sempre ignorate. Non ha speso una parola sui motivi per i quali un’intera valle è contraria alla Tav. Non ha spiegato le ragioni dei valsusini. La Tav, l’ho scritto decine di volte in 7 anni, non serve...".

Negli ultimi giorni, il blogger genovese non ha certo lesinato commenti e dichiarazioni ad alto carico esplosivo. "State facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi, le campane suonano per tutta l'Italia che ci sta guardando attraverso la rete", diceva solo ieri davanti ai manifestanti no Tav in quella Val Susa che lui stesso paragonò a Kabul. E poi ancora: "I black bloc stanno in Parlamento", "Prove generali della dittatura, ultima ancora di salvezza dei politici per salvare le penne di fronte al cataclisma economico prossimo venturo, o la nascita della democrazia in Italia. Al Potere rimane l'ultima difesa: lo Stato di Polizia. La strategia infame di mettere gli italiani gli uni contro gli altri. Carne da macello".

Insomma, se come dice Grillo lui non ha fomentato nessuno, qualcuno di sicuro è stato fomentato da lui. Perché il bilancio di ieri parla chiaro: oltre duecento feriti accertati, almeno 188 dei quali tra le forze dell'ordine e quattro portati in ospedale con l'elicottero. E dire che la giornata di ieri era iniziata all'insegna della tranquillità. Alcune decine di migliaia di persone si erano messe in marcia da Exilles e da Giaglione, in due cortei diretti verso il cantiere dell'alta velocità di Chiomonte. In marcia tante famiglie, anziani, bambini. Poi però è iniziata la guerriglia e quello che sappiamo.

Il leader del movimento No Tav, Alberto Perino si è detto soddisfatto: "Abbiamo vinto. Li abbiamo assediati. Abbiamo raggiunto i punti più vicini del fortilizio. Siamo riusciti a smontare le recinzioni. Siamo riusciti ad andare via tutti. Questo era un assedio e l'assedio ha funzionato benissimo. Perché non dovremmo dire che abbiamo vinto? Adesso sanno che la vita sarà questa, che dovranno continuare così. Torneremo. Subiranno altre azioni meno grosse ma continue. Il guaio è che è una guerra tra poveri".

Nessuna parola di solidarietà verso i poliziotti feriti. Esattamente come Grillo. Infatti, già il 28 giugno scorso quando a Chiomonte si scatenarono i primi scontri, con un bilancio di un'ottantina di feriti, per lo più forze dell'ordine, Grillo non spese una parola di solidarietà nei loro confronti. E oggi la storia si ripete. Con l'unica differenza che adesso Grillo è rimasto solo. Dal mondo politico non si leva una voce di sostegno.

Napolitano ha parlato di "violenza eversiva", Pd e Pdl hanno fatto quadrato nel condannare la guerriglia e perfino Sel e Idv si sono smarcati dai "violenti", senza rinnegare la contrarietà alla Tav. Ma non ci vorrà molto a trovare qualcuno pronto a sostenere la tesi dell'errata interpretazione, del fraintendimento e della malizia. Il sasso però è stato già lanciato.

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