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Grillo, le tasse e le bombe: ecco come la pensa il comico

Beppe Grillo giustifica gli attentati. Ma la protesta non può violare la legge. E intanto arriva un nuovo proiettile contro Equitalia

Grillo, le tasse e le bombe: ecco come la pensa il comico

È legittimo che, nella propria resisten­za all’ingiustizia statale, si arrivi a giustifi­care azioni terroristiche? Può un libertario sottoscrivere le parole di Beppe Grillo, che ieri ha sostenuto che «se Equitalia è diven­tata un bersaglio bisognerebbe capirne le ragioni oltre che condannare le violen­ze »? Chi legittimamente non crede nello Stato e non ama l’imposizione fiscale può esprimere una qualche forma di simpatia per la violenza degli attentati contro i di­pendenti di Equitalia? No, assolutamente no, e questo perché la violenza a danno di innocenti non può trovare alcuna giustifi­cazione.

La situazione si fa per giunta ogni ora sempre più delicata, dato che ieri pomerig­gio una busta contenente un proiettile, de­stinata al direttore di Equitalia a Torino, è stata intercettata dal personale di Poste Ita­liane del centro di smistamento del capo­luogo piemontese. E all’interno c’era an­che un biglietto, che riportava soltanto la firma «Anarchia». Ma questo genere di anarchia che colpisce alla cieca non ha nul­la a che vedere con la libertà che ognuno deve impegnarsi a difendere. Quanti si collocano nella tradizione autenticamente li­berale e libertaria ritengono infatti che gli uomini godano di diritti naturali. In altre parole, ognuno dispone di diritti che nes­suno può violare, e si tratta di diritti alla vi­ta, alla libertà e alla proprietà. Il liberali­smo è una teoria (oltre che una pratica) che guarda all’altro come a un soggetto che non può essere aggredito.

Non c’è dubbio che Equitalia sia una re­altà che, per tante ragioni, agisce in modo odioso: perché su questo punto Grillo ha ragione.È la longa manus di uno Stato cial­tro­ne e un’agenzia posta a difesa di una tas­sazione da rapina che colpisce i ceti pro­duttivi del Paese. Ma proprio le ragioni che militano dalla parte di quegli artigiani epiccoliimprenditoriingiustamentemal­trattati obbligano anche a stare dalla parte dei dipendenti di Equitalia, che poco o nul­la sono responsabili delle nefandezze del sistema statale.

Ritorniamo alle tre parole-chiave sopra ricordate: vita, libertà e proprietà. La pro­prietà è fondamentale, perché chi sottrae le risorse di altri e pretende di vivere alle sue spalle sta aggredendo un altro uomo. Ma il primo dei tre termini ricordati fa pro­prio riferimento alla vita, e quindi all’inco­lumità di ognuno di noi. Ed è esattamente questo che manca nelle parole di Grillo, da­to che non è possibile nemmeno in parte giustificare l’azione di chi,spinto dell’ideo­logia, mette a rischio persone innocenti.

Quando si spediscono pacchi esplosivi e si diffonde il terrore colpendo alla cieca, non c’è alcuna alternativa alla più netta condanna. Se si minacciano padri di fami­glia che hanno l’unica colpa di essere im­piegati in Equitalia esattamente come po­trebbero esserlo al Catasto, a quel punto vuol dire che è venuta meno ogni umanità, e ogni capacità di rispettare il prossimo. La tradizione liberale difende la proprietà proprio perché, al primo posto, mette la di­gnità dell’uomo.

Naturalmente da secoli la violenza è un tema cruciale nel dibattito sulla giustizia, e tra il XVI e il XVII secolo molti teologi han­no sostenuto la legittimità di uccidere il ti­ranno. In difesa di queste tesi si schieraro­no pure numerosi autori della Seconda Scolastica, che rielaborando il pensiero to­mista giustificarono questa forma estre­ma di autodifesa. Ma nessuno di loro ha mai pensato che fosse accettabile pugnala­re nella notte un funzionario senza colpe. L’opposizione alprelievo da rapina che colpisce gli italiani è legittima, ma essa va praticata senza mai uscire dalle logiche li­berali e senza violarne i principi. Volere «meno Stato» e «meno tasse» è giusto: non solo è necessario dal punto di vista econo­mico, ma è doveroso dal punto di vista giu­ridico. Tale resistenza deve allora avveni­re nel nome del diritto, e non contro di es­so.

Essadevedunqueinterpretareunabat­taglia a difesa della civiltà, e non già con­durre a un ulteriore imbarbarimento di questa Italia già alle prese con tanti proble­mi.

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