Grossi: «Ridatemi i 50mila euro che avevo in tasca» No del Tribunale

Rivoleva indietro i 50mila euro che gli erano stati sequestrati, in contanti, il giorno del suo arresto, il 20 ottobre di un anno fa, quando finì in manette per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, truffa e riciclaggio, nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nelle bonifiche dell’area Santa Giulia. Ma il Tribunale del Riesame, presieduto da Guido Salvini, ha detto no all’imprenditore Giuseppe Grossi, indagato anche per avvelenamento delle acque, discarica abusiva e smaltimento illecito dei rifiuti dopo il sequestro dell’area Santa Giulia, considerando pure che quei soldi potrebbero servire a pagare le spese di giustizia.
«Si ricava dalle imputazioni - spiegano i giudici - che l’imputato e i suoi complici avrebbero occultato e trasferito all’estero una parte importante del patrimonio e sono quindi in grado di porre in essere qualsiasi artifizio finalizzato a sottrarre spese ingiuste allo Stato e di terzi.
Il procedimento ha comportato sinora, a seguito delle intercettazioni e delle consulenze, spese documentate per circa 60mila euro e quindi la prospettiva di dover attribuire a Grossi spese di giustizia più o meno corrispondenti è un’esigenza reale, tenuto conto che anche un’eventuale istanza di patteggiamento potrebbe comportare una condanna superiore ai due anni, come è già avvenuto per altri coimputati».
Grossi ha raggiunto con la Procura l’accordo (che verrà discusso in un’udienza fissata il 22 settembre) per patteggiare 3 anni e mezzo di carcere e un risarcimento di circa 17 milioni di euro.
«In questo contesto - proseguono i giudici - non si vede perchè lo Stato dovrebbe rinunciare a una somma già in sequestro che, se restituita, potrebbe essere recuperata solo fra molto tempo e dopo le complesse procedure che dovrebbero anche superare probabilmente schermi e artifizi e spostamento di beni che costituiscono l’oggetto stesso dell’indagine».
Inoltre, «non si può escludere che qualsiasi somma facente capo a Grossi possa essere destinata a risarcimenti che non sono ancora avvenuti e non sono quantificabili». I 50mila euro furono trovati a Grossi nella tasca della giacca il giorno dell’arresto.

Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, il sequestro della somma è stato trasformato in sequestro conservativo con provvedimento del gip a garanzia delle spese del procedimento. La Procura, nei mesi scorsi, non aveva risposto alla richiesta di restituzione della somma avanzata dai legali dell’imprenditore.

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