Groupama, i francesi nella holding di Ligresti

Il gruppo assicurativo punta 145 milioni in cambio del 18% di Premafin e ne ipoteca il riassetto. L’ingegnere blinda la galassia per due anni ma poi, in caso di cessioni, dovrà chiamare Parigi. Possibile aumento di capitale anche in Fonsai. Boom in Borsa

Groupama, i francesi nella holding di Ligresti

Groupama puntella «casa Ligresti», versando 115 milioni nelle casse della holding Pre­mafin. Il riassetto lampo,sanci­t­o ieri dal cda di Premafin all’in­domani del summit in Medio­banca, passa attraverso un au­mento di capitale da 225,7 mi­lioni a seguito del quale Grou­pama avrà il 17,89% del capita­le, mentre la famiglia Ligresti ri­nuncia alla maggioranza asso­luta scendendo dal 54,96% al 35,78%.I firmatari hanno speci­ficato che l’intesa «non ha nè co­me obiettivo nè come effetto di influire o modificare gli assetti di controllo» di FonSai e della controllata Milano. Groupama sostiene che si tratta di un inve­stimento «finanziario» e tra le condizioni c’è quello di non do­ver lanciare un’Opa. Gli osser­vatori però sono scettici, anche perché un altro 5% è in mano al finanziere Vincent Bollorè, sponsor unico dei francesi con cui divide il ruolo di grande so­cio di Mediobanca. La convin­zione diffusa è che Parigi abbia posto le basi per uno sbocco di­­retto sul mercato assicurativo italiano.L’obiettivo traspare pe­raltro tra le righe dell’accordo, dove si legge che, nel caso tra due anni i Ligresti decidessero di vendere FonSai o Milano, «Groupama dovrà essere pre­viamente consultata». Fino a quella data lo status quo è tuttavia blindato: gli espo­nenti della famiglia Ligresti, le cui quote in Premafin sono vin­colate in un patto di sindacato, si sono infatti impegnati «a non cedere le loro partecipazioni» in Premafin e a non vendere il controllo diretto e indiretto del­le due compagnie assicurative a valle per «due anni a far data dall’esecuzione» del riassetto. Salvatore Ligresti ottiene co­munque un risultato strategi­co: aprendo ai francesi dà ossi­geno all’intera catena di con­trollo e invia un segnale a Me­diobanca, che giovedì con l’ad Alberto Nagel ha fatto quadra­t­o attorno all’italianità del grup­po. Le stesse banche creditrici tuttavia appaiono sollevate per l’arrivo alle spalle di Ligresti di un colosso in grado di accom­pagnarne lo sviluppo. Premafin conta, infatti, di im­piegare le risorse raccolte an­che per FonSai: la soluzione po­tr­ebbe essere una ricapitalizza­zione che, unita alle previste cessioni, consenta alla control­lata di affrontare i vincoli Isvap e le nuove regole internaziona­li. L’alternativa, secondo gli analisti, è utilizzare una parte dell’aumento per tagliare il de­bito Premafin, ora in via di ri­strutturazione, e fare fronte agli interessi passivi. Così da allen­tare la pressione sulla politica dei dividendi di FonSai (40 cen­t­esimi lo scorso anno per un in­casso di 30 milioni per Prema­fin) e non intaccarne le riserve. Grazie al cambiamento della governance, sarà inoltre intro­dotto il voto di lista così da riser­vare almeno un posto in cda a Groupama, un passo che po­trebbe favorire un migliora­mento della gestione e accom­pagnare la futura successione interna alla famiglia. Quanto alle tecnicalità del­l’aumento di Premafin, Grou­pama spenderà in tutto 145 mi­lioni, di cui 30 per rilevare i dirit­ti di opzione in mano alla fami­glia Ligresti. La struttura dell’au­mento sarà decisa da un cda Premafin a metà novembre, ma resta il nodo del probabile inoptato: il 6% Premafin è in pancia a Fondiaria e il 10% al­l’Agricole in gestione fiducia­ria. Groupama ha già detto di es­sere pronta a salire fino al 20%, soglia oltre la quale sarebbe co­­stretta a consolidare.

Senza contare i rilievi Antitrust sulla vi­cenda, visto che l’operazione coinvolge tre azionisti del patto di sindacato di Mediobanca, che siglano un accordo in mate­ria assicurativa. Euforica tutta­via la reazione di Piazza Affari, dove Premafin ha chiuso con un balzo dell’8,37%,FonSai del 5,89% e Milano del 3,4% tra scambi massicci. La Consob ha alzato il livello di allerta.

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