Groupama puntella «casa Ligresti», versando 115 milioni nelle casse della holding Premafin. Il riassetto lampo,sancito ieri dal cda di Premafin all’indomani del summit in Mediobanca, passa attraverso un aumento di capitale da 225,7 milioni a seguito del quale Groupama avrà il 17,89% del capitale, mentre la famiglia Ligresti rinuncia alla maggioranza assoluta scendendo dal 54,96% al 35,78%.I firmatari hanno specificato che l’intesa «non ha nè come obiettivo nè come effetto di influire o modificare gli assetti di controllo» di FonSai e della controllata Milano. Groupama sostiene che si tratta di un investimento «finanziario» e tra le condizioni c’è quello di non dover lanciare un’Opa. Gli osservatori però sono scettici, anche perché un altro 5% è in mano al finanziere Vincent Bollorè, sponsor unico dei francesi con cui divide il ruolo di grande socio di Mediobanca. La convinzione diffusa è che Parigi abbia posto le basi per uno sbocco diretto sul mercato assicurativo italiano.L’obiettivo traspare peraltro tra le righe dell’accordo, dove si legge che, nel caso tra due anni i Ligresti decidessero di vendere FonSai o Milano, «Groupama dovrà essere previamente consultata». Fino a quella data lo status quo è tuttavia blindato: gli esponenti della famiglia Ligresti, le cui quote in Premafin sono vincolate in un patto di sindacato, si sono infatti impegnati «a non cedere le loro partecipazioni» in Premafin e a non vendere il controllo diretto e indiretto delle due compagnie assicurative a valle per «due anni a far data dall’esecuzione» del riassetto. Salvatore Ligresti ottiene comunque un risultato strategico: aprendo ai francesi dà ossigeno all’intera catena di controllo e invia un segnale a Mediobanca, che giovedì con l’ad Alberto Nagel ha fatto quadrato attorno all’italianità del gruppo. Le stesse banche creditrici tuttavia appaiono sollevate per l’arrivo alle spalle di Ligresti di un colosso in grado di accompagnarne lo sviluppo. Premafin conta, infatti, di impiegare le risorse raccolte anche per FonSai: la soluzione potrebbe essere una ricapitalizzazione che, unita alle previste cessioni, consenta alla controllata di affrontare i vincoli Isvap e le nuove regole internazionali. L’alternativa, secondo gli analisti, è utilizzare una parte dell’aumento per tagliare il debito Premafin, ora in via di ristrutturazione, e fare fronte agli interessi passivi. Così da allentare la pressione sulla politica dei dividendi di FonSai (40 centesimi lo scorso anno per un incasso di 30 milioni per Premafin) e non intaccarne le riserve. Grazie al cambiamento della governance, sarà inoltre introdotto il voto di lista così da riservare almeno un posto in cda a Groupama, un passo che potrebbe favorire un miglioramento della gestione e accompagnare la futura successione interna alla famiglia. Quanto alle tecnicalità dell’aumento di Premafin, Groupama spenderà in tutto 145 milioni, di cui 30 per rilevare i diritti di opzione in mano alla famiglia Ligresti. La struttura dell’aumento sarà decisa da un cda Premafin a metà novembre, ma resta il nodo del probabile inoptato: il 6% Premafin è in pancia a Fondiaria e il 10% all’Agricole in gestione fiduciaria. Groupama ha già detto di essere pronta a salire fino al 20%, soglia oltre la quale sarebbe costretta a consolidare.
Senza contare i rilievi Antitrust sulla vicenda, visto che l’operazione coinvolge tre azionisti del patto di sindacato di Mediobanca, che siglano un accordo in materia assicurativa. Euforica tuttavia la reazione di Piazza Affari, dove Premafin ha chiuso con un balzo dell’8,37%,FonSai del 5,89% e Milano del 3,4% tra scambi massicci. La Consob ha alzato il livello di allerta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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