Gruppo indebolito da Marotta con operazioni incredibili Conte predica cautela. E alle sue spalle c’è il nulla o quasi

Ventuno acquisti. In un anno. Ventuno calciatori e una squadra che non è ancora finita, definita. La Juventus è alla ricerca del tempo perduto, ha un allenatore di robuste radici bianconere bonipertiane che, alle sue spalle, si ritrova il nulla, il poco che l'estate violenta del duemila e sei ha lasciato nella sede di Torino. La fotografia di Andrea Agnelli che consegna ufficialmente la maglia a Giaccherini è l'immagine di una Juventus reduce da se stessa, dal presente incerto, dal futuro improbabile. Nedved, Pessotto e altri bianconeri degli anni migliori dovrebbero avere questa funzione che a Madrid viene svolta da tale Alfredo Di Stefano.
Giuseppe Marotta, direttore generale della Juventus, è riuscito nell'impresa, questa davvero storica, di indebolire la cifra tecnica del gruppo, già in fase di sbandata, con una serie incredibile di operazioni. Incredibile perché è difficile giustificare gli arrivi di elementi di categoria, l'elenco della scorsa stagione lo conferma, dei tredici acquisti soltanto Krasic è stato titolare fisso (con tutti i limiti tattici del serbo che ha una sola giocata e non ha avuto finora docenti che gli abbiano insegnato altri movimenti utili alla squadra); gli altri dodici formano una comitiva bizzarra: Rinaudo, Barzagli, Bonucci, Motta, Traorè, Martinez, Aquilani, Pepe, Quagliarella, Toni, Matri. Tre di questi, Traorè, Aquilani e Martinez hanno lasciato il gruppo, il primo è tornato all'Arsenal in Champions, il secondo è stato pagato, con riscatto, dal Milan al Liverpool, ad un prezzo nettamente inferiore a quello trattato dagli esperti dirigenti juventini, il terzo, pagato la miseria di dodici milioni di euro, è passato al Cesena in cambio di Giaccherini che non ha nulla in più, se non l'età, di Giovinco, ma anche qui entra in campo la perizia di Marotta&Paratici. Non è finita. Lo stesso Marotta ha ribadito che il mercato juventino punta a acquistare elementi giovani. Ecco a voi l'età dei tredici acquisti della scorsa stagione: Storari 34, Rinaudo 28, Barzagli 30, Bonucci 24, Motta 25, Traorè 22, Martinez 28, Krasic 27, Aquilani 27, Pepe 28, Quagliarella 28, Toni 34, Matri 27. La lezione non è bastata. Marotta aveva annunciato a fine campionato che la Juventus, dopo la quantità, avrebbe cercato la qualità, prendendo due o tre top player. Ne sono arrivati otto, per il momento (Marotta dopo aver detto che il mercato quest'anno sarebbe stato affrontato senza fretta, ha fatto sapere che altri due si aggiungeranno negli ultimi tre giorni!). L'età nei nuovi arrivi? Estigarribia 24, Giaccherini 26, Pirlo 32, Vidal 24, Vucinic 28, Lichsteiner 27, Ziegler 25, Pazienza 29. Tralascio le cifre di salario, non soltanto di acquisizione, di questa brigata complessiva, basta controllare il bilancio del club per capire le perplessità dell'azionista di riferimento (John Elkann, il quale, per far riconoscere la propria juventinità nascosta ha voluto presentarsi a Villar Perosa indossando la maglietta «lampone», quella buffa di riserva, detta away) e le difficoltà del presidente Andrea Agnelli alle prese con una situazione assai critica.
La Juventus, se qualcuno non lo avesse ancora capito, ha finito di essere tale nell'estate del duemila e sei. È finita con la scomparsa di Gianni e Umberto Agnelli e con l'apparizione degli, anzi dell'erede che ha dato incarico a un dirigente non calcistico di ricostruire il club ormai dannato. Jean Claude Blanc ha preso in mano il progetto del nuovo stadio e lo ha ultimato, sbandierandolo come propria idea e iniziativa. Lo stesso Blanc, cifre alla mano, ha portato il bilancio della Juventus sull'orlo del precipizio. Lo stesso Blanc, per la prima volta nella storia bianconera, ha ricoperto tutti i ruoli dirigenziali con conseguenze comiche e strazianti nella campagna acquisti. La Juventus non soltanto è uscita dall’Europa ma non ha alcun riferimento nell’Uefa, nonostante la presenza di Michel Platini al vertice e i rapporti di amicizia che legano ancora il presidente alla famiglia torinese. Un esempio di quanto e come la Juventus sia considerata? Mercoledì e giovedì si terrà a Nyon il consueto incontro tra gli allenatori dei «top club». Per l'Italia saranno presenti Allegri e Gasperini. Nessuna notizia del Napoli e di Mazzarri (del resto De Laurentiis considera l'Uefa roba vecchia), nessuna notizia della Juventus e di Antonio Conte che, a differenza dei suoi due colleghi che parteciperanno al meeting, vanta, da calciatore, 5 scudetti, 1 coppa Uefa, 1 Champions, 1 intercontinentale, 1 supercoppa europea, 1 intertoto. Qualcuno nella sede di Torino dovrebbe occuparsi della questione, dopo aver sbrigato gli stipendi dei ventuno top players.
Il futuro? Viste le premesse non c'è da stare allegri. Conte lo sa benissimo, è il solo a suggerire la prudenza, ha capito che la storia è stata azzerata dalla cronaca. E i responsabili continuano a ballare. L'8 settembre grande festa per l'inaugurazione del nuovo stadio. Per l'evento davvero storico, dopo il rifiuto del Manchester United, ecco il Notts County che prestò in antico le magliette bianconere alla Juventus vestita di rosa.

Due anni fa Sven Goran Eriksson, consulente del club inglese, non riuscì a convincere Blanc per una amichevole di celebrazione del secolo di storia del Meadow,lo stadio del Notts County. Eriksson in seguito rassegnò le dimissioni. I Magpies oggi giocano in Football League One, sarebbe la serie C dei bei tempi. Qualcuno faccia gli scongiuri.

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