Come guadagnare con le aziende in rosso

A Los Angeles fra tante altre cose abbondano i ristoranti faraonici. Sono stato in un ristorante marocchino a Hollywood più grande, sofisticato e sfarzoso del miglior ristorante di Fez. E il ristorante italiano Rex, ispirato al transatlantico, era, negli anni Ottanta, più grandioso e sontuoso di qualunque ristorante in Italia. La città, assieme a Las Vegas, è diventata una mecca per chef di grande prestigio, americani e no. Talvolta sono finanziati da attori e celebrità, alle quali non mancano i milioni. Ma se non lo sono, mi sono sempre domandato come tali ristoranti faraonici riescano a non fallire. Dopo tutto, vendono cibo, non gioielli e le spese d'ordinaria amministrazione sono enormi. Trovo la risposta anni dopo, in tutt'altro contesto.
Un coraggioso libraio indipendente in un'altra città si trasferisce in un nuovo locale. Alla festa d'inaugurazione ci accoglie una libreria opulenta, sviluppata intorno a un grande cortile, con scaffali in mogano, parquet, un gran numero di commessi competenti e gentili, poltrone di pelle, un caffè ove rilassarsi e magari mangiare uno spuntino, una sala nella quale gli scrittori presenteranno i propri libri, e così via. Mi congratulo calorosamente con il proprietario. Ma mi domando, ce la farà?
Due mesi più tardi accompagno uno dei nostri figli piccoli a giocare a calcio. Durante la partita m'avvicina un altro papà. Era venuto alla presentazione d'un mio libro, proprio in quella libreria. È avvocato ma mi dichiara che il suo sogno è scrivere. Mi chiede diversi consigli e a una certa distanza dal campo ci troviamo a parlare, infine, del libraio, amico comune. Come può permettersi una libreria così grande e lussuosa in una zona tanto cara della città? Vende davvero così tanti libri? L'avvocato abbassa la voce e mi rivela che un gruppo di studi legali patrocina a tempo indeterminato la libreria. Amicizia? Bibliofilia? Beneficenza? No, agli avvocati conviene poter mostrare una perdita. Così facendo, pagano meno tasse. L'operazione è lecita; se l'avvocato me la rivela sottovoce è perché non è un fatto di pubblico dominio (motivo per il quale ometto il nome della città e della libreria).
Lo stesso vale per alcuni dei ristoranti faraonici di Los Angeles: una cordata d'investitori (spesso medici) li finanzia speculando su di una perdita cronica grazie alla quale pagheranno meno tasse. E se il ristorante dovesse funzionare? Maggior ragione per farlo più sfarzoso e lussuoso possibile, in modo che non vada mai in pareggio.
Tornano a mente le attività di facciata (gli storefronts) della mafia. Ma non è così. Questi investimenti a perdere saranno paradossali, ma sono consentiti. Gl'investitori ne traggono i vantaggi descritti. E la comunità? Nel caso dei ristoranti, lascio decidere al lettore, ma certo è che nelle grandi città americane si mangia decisamente meglio di trent'anni fa. Ma nel caso della libreria, l'intera città ne trae giovamento. È catalizzatore d'eventi, di cultura, d'incontri, molto più d'una qualunque libreria e inoltre, per l'avventore, è tutto gratis. Vi può anche sostare per ore a leggere riviste e libri comodamente seduto in poltrona.
Queste attività volutamente in perdita si scontrano con uno dei concetti chiave dell'intera cultura americana: l'efficienza. L'efficienza, infatti, non consentirebbe l'esistenza di tali ristoranti, né tanto meno della libreria/spazio culturale. Forse è una pragmatica ammissione che l'efficienza non è altro che un mito astratto. Nel mondo naturale un albero secolare produce migliaia di semi nella speranza che almeno uno, un giorno, diventi un albero.

La natura sa che l'inefficienza è parte integrante della vita, e perciò prende delle contromisure per sopravvivere. Così come il libraio, che ha trovato il modo non solo di far sopravvivere la libreria, ma di farla crescere, prosperare, e aprirne delle altre.

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