Guazzaloca ancora sindaco? Bologna si risveglia divisa

nostro inviato a Bologna
È una ridiscesa in campo, ma solo a metà. Giorgio Guazzaloca freme dalla voglia di tornare a fare il sindaco di Bologna, ma solo se glielo chiedono. «Sono pronto – ha detto ieri al Giornale - se Bologna mi vuole. Non mi bastano le pacche sulle spalle, voglio una dimostrazione palese, ho chiesto ai bolognesi di metterci le loro facce». Ma Bologna vuole il Guazza-bis? Lui ha già raccolto 15mila firme di appoggio alla candidatura e i sondaggi lo davano quasi alla pari di Sergio Cofferati, 49 per cento il macellaio ora commissario antitrust, 51 l’ex numero uno della Cgil.
L’aria è pesante sotto le Due Torri. L’aeroporto è in crisi di crescita, all’università crollano le iscrizioni, la fiera perde colpi a favore di Milano. «Sembra di rileggere i giornali di dieci anni fa - scuote la testa Paolo Foschini, vicepresidente (Forza Italia) del consiglio comunale -: non c’è sicurezza, si discute ancora se fare o no il metrò, in giunta si odiano tutti e il sindaco (allora Vitali) annuncia con sei mesi di anticipo che abbandona». La differenza è Cofferati. «Oggi gli indecisi sono gli elettori di sinistra delusi», sentenzia il professor Gianfranco Pasquino.
Ma se Guazza scende in campo a metà, anche Bologna si spacca in due. Chi lo aspetta a braccia aperte e chi rifiuta la minestra riscaldata. Chi lo ritiene l’unico in grado di prendere voti anche fra i moderati del centrosinistra e chi pretende un taglio netto con il passato. Sintetizza lo storico Paolo Pombeni: «Guazzaloca è stato un sindaco a metà: ha avuto il merito di introdurre l’alternanza nella guida della città e ha amministrato bene, ma senza un disegno forte sul futuro, che non traspare nemmeno dall’intervista al Giornale. Penso che i bolognesi vorrebbero un segnale di novità, candidati che esercitino una certa leadership. Ma se guardiamo ai nomi che circolano oggi nel centrodestra, Guazzaloca è senza dubbio quello con le carte migliori».
«Vuole che lo preghino? Si rivolga al cardinal Caffarra - punzecchia Pasquino -. Tutti dicono che sta aspettando il 16 gennaio per dare l’annuncio, perché il 15 matura la pensione all'Antitrust: nulla di male, anche a sinistra hanno lo stesso problema perché per molti la politica è un vero lavoro. Fa bene a prendere tempo anche per vedere cosa succede nell’altro fronte, se fanno le primarie, come, con quanti e quali candidati. Ora si parla di Delbono, persona degna e capace ma sconosciuto: non ha mai fatto una campagna elettorale. Invece Guazzaloca stringe mani, bacia bambini, prende il caffè in piazza: a Bologna sono cose che contano mentre Cofferati viveva blindato, mai visto in giro». Taglia corto il poeta Davide Rondoni, animatore di un vivace circolo trasversale di quarantenni battezzato 40x40 che da mesi ha lanciato uno slogan inequivoco: «Né Cofferati né Guazzaloca». «Io non chiedo a Guazza di candidarsi, uno nella vita le cose le fa, non aspetta che gliele chiedano. Poteva fare il padre nobile di un’operazione nuova, fresca. Non è il futuro di Bologna».
E anche il centrodestra si divide. Per Alecs Bianchi, consigliere Udc, l’ex sindaco «è l’unico che può raccogliere un gradimento più ampio rispetto ai confini dei partiti perché non è immediatamente riconducibile a un partito. Ha dalla sua gli elettori e parte del mondo imprenditoriale, perfino le coop in rotta con Cofferati». Per Foschini, che fu l’unico assessore azzurro nella giunta Guazzaloca, «ci vuole realismo. Bologna non è pronta per un sindaco targato Forza Italia o Alleanza nazionale, lo dico a malincuore ma i simboli fanno ancora la differenza. E i partiti maturi devono porsi il problema di come vincere, non di piantare bandierine. Ci vorrebbe una lista unica del centrodestra, una lista di salute pubblica che possa coagulare i moltissimi delusi di Cofferati». Con il Guazza leader ideale. Non condivide l’onorevole Fabio Garagnani, commissario cittadino di Forza Italia: «La scelta del candidato è nelle mani dei commissari regionali Bettamio e Berselli. Personalmente, la penso come i latini: “Nova tempora, novi homines”. Il crollo di Cofferati è il crollo dell’intera esperienza amministrativa della sinistra.

Occorre un programma completamente alternativo e gente nuova, non ci servono i buoni padri di famiglia che gestiscono l'esistente migliorandolo un po’. Guazzaloca non ha mai toccato il potere delle coop sperando che lo votassero. E non ha avuto neppure il coraggio di cambiare nome a viale Lenin, via Marx o via Stalingrado».

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