Torino. Nessuna testimonianza da ascoltare o documento da acquisire nell’ambito della fase istruttoria: con un’ordinanza depositata oggi, il Tribunale di Torino ha dichiarato inammissibili tutti i 48 capitoli di prova presentati da Margherita Agnelli de Pahlen nella causa contro la madre, Marella Agnelli, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Siegfried Maron.
Il Tribunale ha inoltre respinto tutte le istanze di esibizione di documenti proposte dalla figlia dell’Avvocato nei confronti dei quattro e di 15 banche italiane e estere.
Un colpo duro per Margherita Agnelli che si ritiene danneggiata dai patti ereditari e chiede che vengano annullati gli accordi stipulati tra lei e la madre nel 2004. La decisione finale sarà probabilmente presa il prossimo 12 novembre quando si svolgerà l’udienza. Una sentenza che appare in salita ora per la figlia dell’Avvocato.
I tre uomini di fiducia, che avevano lavorato per molti anni a fianco di Giovanni Agnelli, fino alla sua morte sopraggiunta nel 2003, erano stati coinvolti nella causa come presunti gestori del patrimonio privato dell’Avvocato. Una condizione che, secondo la figlia, avrebbe permesso di occultare parte dell’eredità del padre.
La decisione del Tribunale segue di pochi giorni il cambio dei legali che avevano promosso la causa su mandato di Margherita Agnelli: con un comunicato inviato all’Ansa, la figlia dell’Avvocato aveva annunciato la sostituzione di Girolamo Abbatescianni e il suo collega svizzero Charles Poncet con gli avvocati torinesi Andrea e Michele Galasso e con Paolo Carbone. Abbatescianni e Poncet erano stati chiamati da Margherita circa tre anni dopo l’accordo del 2004, che aveva riconosciuto alla figlia dell’Avvocato un patrimonio di 1 miliardo 166 milioni di euro (tra immobili, quadri e altri beni). E con il loro arrivo Margherita ha avviato quella battaglia legale per fare chiarezza sul patrimonio all’estero del padre per un controvalore di circa 1.436 milioni di euro.
Una vicenda, quella dell’eredità dell’Avvocato, ricca di documenti segretissimi sbandierati a macchia di leopardo sui giornali. L’ultimo sarà pubblicato sul prossimo numero de «Il Mondo». In particolare, secondo un memorandum del 16 maggio 2003, l’Avvocato poteva contare su una liquidità di 250 milioni di euro tra depositi bancari e titoli di varia natura.
Ammonta invece a 305 milioni e 484 mila euro il valore netto, cioè al differenza tra attivi e passivi, dei beni ufficiali che facevano capo ad Agnelli.Con l’ordinanza , dunque, si avvia a rapida conclusione un’iniziativa partita oltre due anni fa e che è proseguita non senza colpi di scena.
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