Guerra delle cifre sui romeni in città

Finora la comunità ecuadoregna resta la più numerosa in Liguria contrariamente al resto dell’Italia

Guerra delle cifre sui romeni in città

Genova invasa dai rumeni. E nessuno sa dire con esattezza quanti siano. In questi giorni ognuno dice la sua: è una lotteria delle cifre e dei pareri. Ma non esistono al momento dati certi. Da quando all'inizio del 2007 sono state aperte le frontiere della Romania, divenuta membro della Comunità Europea, nemmeno la questura sa fornire dei dati certi. Eppure il problema è sotto gli occhi di tutti. Ne ha parlato ampiamente Il Giornale, ma ne parla un giorno sì e l'altro pure l'intera rassegna stampa genovese.
In questi giorni se ne è occupato anche Il Cittadino, ex Settimanale Cattolico, con un ampio servizio dal titolo: «Rumeni: strategie di accoglienza». E: «Va intrapresa al più presto una collaborazione fra Enti e Istituzioni». Il servizio, prima di dar via ad un vero e proprio valzer delle cifre, si focalizza sulla polemica che era nata tra le associazioni di volontariato genovese (Caritas Diocesana e Comunità di S.Egidio in particolare) e il Comune, a seguito dello sgombero da parte dei vertici di Palazzo Tursi di un gruppo di rumeni e la frase: «Di loro se ne occupi il volontariato!» A proposito della vicenda, Il Giornale aveva mostrato nelle scorse settimane come il volontariato genovese fosse più che mai attivo e come, invece, il problema andasse affrontato principalmente a monte: i poveri che sono per le strade sono spesso persone che non vogliono essere realmente aiutate e che approfittano di questa situazione per elemosinare soldi che poi, sovente, vanno a finire in droga, alcool, o video-poker e altri giochi d'azzardo. Persone che, talvolta, indossano anche una maschera e che adottano i più disparati stratagemmi pur di ottenere qualche spicciolo.
Tantissimi lettori e cittadini sono intervenuti per dire la loro in merito, e ne è emerso un quasi unanime appello perché le strade di Genova siano meno affollate di mendicanti e questuanti. Ma le forze dell'ordine non possono intervenire direttamente: «A Genova ancora non è vietato chiedere l'elemosina», avevano risposto. Il Cittadino di questa settimana smorza dunque i toni della polemica, facendo intervenire l'assessore della Sicurezza, Francesco Scidone: «Il Comune chiede l'aiuto di tutte le associazioni anche per trovare loro un lavoro. Siamo in contatto con il consolato per dare origine ad uno sportello del lavoro». Ma in cosa consista concretamente questo progetto nessuno lo sa. Sembra che la notizia più importante sia solo sottolineare la riappacificazione tra Caritas Diocesana e Comune e la totale non colpevolezza di quest'ultimo.
Infine - ed ecco il valzer delle cifre - si dice che «il problema della sicurezza non può essere causato da quel misero 0.3 per cento tra Rom e Sinti in tutta Italia, di cui la metà pure cittadini italiani». E, in particolare, per la città di Genova, si parla di «600 tra Rom e Sinti, il 40 per cento con meno di 18 anni». Ma questi dati non corrispondono al vero. Infatti la stessa questura di Genova non dispone di dati certi relativi al 2007, anno in cui sono state aperte le frontiere dalla Romania. Se fino all'anno scorso a Genova la prima comunità di stranieri era quella equadoregna (fatto peculiare del capoluogo ligure! Sul territorio nazionale, infatti, era proprio la comunità romena al primo posto), oggi non è più detto che sia così. Nel 2007 si è assistito ad un vero esodo dalle città rumene.

Inoltre, come ha spiegato Lucia Foglino della Caritas, che dispone di un ampio numero di dati dell'Osservatorio delle Povertà e delle Risorse sul territorio diocesano, i rumeni giunti qui quest'anno sono partiti da una situazione già precaria in patria mentre in passato non era così. Di fronte alle tante domande che viene logico porsi dinanzi a questa presenza non certo invisibile, il Cittadino conclude: «Sono domande, queste, a cui non è facile rispondere. Ma porsele è già un primo passo».

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