New York, prof della Columbia nella bufera: "Attacco Hamas è operazione militare"

I docenti hanno pubblicato una lettera aperta, in cui definiscono l'attacco terroristico di Hamas "un'operazione militare" e ne difendono la legittimità, in quanto risposta all'occupazione israeliana

New York, prof della Columbia nella bufera: "Attacco Hamas è operazione militare"
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Non si quieta l’assurdo dibattito nel mondo accademico americano, esploso dopo che organizzazioni studentesche di alcune prestigiose università hanno pubblicato dichiarazioni in solidarietà dei palestinesi senza condannare gli attacchi di Hamas. Alcune decine di professori della Columbia University e del Barnard College hanno pubblicato una lettera aperta, in cui si sono schierati in difesa degli studenti accusati di antisemitismo per le loro posizioni pro-Gaza.

Nel documento, il massacro compiuto da Hamas sabato 7 ottobre viene definito “un’operazione militare”, parole che rendono subito evidente la decisione dei docenti di schierarsi dal lato che ignora la brutale uccisione di 1.400 innocenti. La lettera prosegue con un’apologia delle parole degli studenti, che nella loro dichiarazione hanno parlato di “occupazione dei territori palestinesi” e di “apartheid”, con un’accusa non troppo velata contro Tel Aviv per crimini contro l’umanità.

Solo a metà del documento vi è una timida condanna dell’uccisione dei civili israeliani, ma solo dopo otto righe in cui l’attacco di Hamas viene nuovamente definito “una risposta militare da parte di un popolo che ha sopportato per molti anni una violenza di Stato schiacciante e implacabile da parte di una potenza occupante” e si sostiene la legittimità delle azioni del movimento terrorista, perché “esercitano il diritto di resistere a un'occupazione violenta e illegale”.

La lettera riprende anche le due richieste fatte dagli alunni e da oltre 100 facoltà: sospensione di tutti i progetti che coinvolgono la Columbia e gli atenei israeliani; stop della pubblicazione da parte dell’università di dichiarazioni che “favoriscono la sofferenza e la morte degli israeliani o degli ebrei rispetto alla sofferenza e alla morte dei palestinesi, e/o che non riconoscono quanto sia stato difficile questo periodo per tutti gli studenti, non solo per alcuni”. Su quest’ultima richiesta, i docenti esprimono un sostegno unanime.

Nella parte conclusiva del documento, i professori si dicono “sconvolti” dal fatto che vi siano dei camion che girano per il campus trasmettendo nomi e fotografie di alcuni studenti, identificandoli come “i principali antisemiti della Columbia” e che a molti alunni siano state ritirate offerte “da datori di lavoro che cercavano di punirli per aver firmato la dichiarazione o per essere semplicemente parte di gruppi studenteschi associati alla

dichiarazione”. I docenti hanno anche denunciato l’inazione dell’ateneo e dichiarano di essersi assunti “si sono assunti l'onere di bloccare le immagini e le informazioni identificative diffuse sui camion del doxing”.

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