Colloqui «molto positivi sotto quasi tutti gli aspetti». È stato «raggiunto un consenso su una serie di questioni che consideriamo cruciali per arrivare a un accordo di pace». Il «90%» delle differenze tra Mosca e Kiev «sono risolte». A parlare sono due alti funzionari dell'Amministrazione americana che, da Berlino, riferiscono a un gruppo ristretto di testate, tra le quali Il Giornale, l'esito degli incontri degli inviati Steve Witkoff e Jared Kusgìhner con la delegazione ucraina, i rappresentanti europei e le «otto ore» trascorse a discutere con Volodymyr Zelensky.
Gli stessi funzionari prenderanno parte alla cena con i leader europei, tra cui Giorgia Meloni, e il presidente ucraino. Interverrà, telefonicamente, anche Donald Trump che, per ora, «è molto soddisfatto». Il tono usato per illustrare i progressi fatti nella capitale tedesca è quello di un’analoga telefonata con la quale, a settembre, da Sharm el Sheik, gli stessi funzionari Usa annunciavano la «svolta» dell’accordo per Gaza.
Che si tratti di reale ottimismo o di una strategia diplomatica per forzare la mano a Mosca e Kiev (e agli europei) lo si capirà meglio nei prossimi giorni.
Nel frattempo, da parte americana si sottolineano gli aspetti positivi e si rimandano a ulteriori «gruppi di lavoro», che si riuniranno già a partire dal weekend a Miami, o a nuovi incontri a Mosca e Kiev - «siamo pronti ad andare, se necessario» - la definizione di quel «10%» che ancora rimarrebbe in sospeso. Tra le «svolte» annunciate dai due funzionari della Casa Bianca, le garanzie di sicurezza per l’Ucraina.
Saranno «robuste e reali», paragonabili all’«Articolo 5» del Trattato della Nato, con «una capacità di deterrenza militare molto, molto forte». Gli europei e gli ucraini, sottolineano i funzionari Usa, «hanno visto che facciamo sul serio». Inoltre, si dicono convinti che «i russi nell’accordo finale accetteranno le garanzie di sicurezza per Kiev». Ma, aggiungono, «queste garanzie non saranno disponibili per sempre. Sono sul tavolo in questo momento, a condizione che si raggiunga un accordo». Quello proposto agli ucraini è «il massimo» che gli Stati Uniti possono offrire.
Per placare le ansie degli europei, i funzionari Usa assicurano che Trump «è molto concentrato sul raggiungimento di una soluzione a questo conflitto che impedisca definitivamente ai russi di avanzare verso ovest». Sulla questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, altro nodo spinoso, «si sta arrivando a un accordo per una divisione equa, al 50%, dell'energia prodotta». Altro tema, la ricostruzione dell’Ucraina, il «pacchetto prosperità». Gli Usa ci stanno lavorando insieme a Blackrock e alla Banca Mondiale e ci sarà "un forte sostegno finanziario" da parte europea. Potrebbero essere utilizzati anche i «fondi congelati» russi, ma ci vorrà «un accordo».
Infine, la questione più difficile e dolorosa, quella dei territori.«Se riusciremo a definirla, spetterà alle parti risolvere le questioni finali di sovranità e vedere se è possibile raggiungere un accordo». È quel «10%» che ancora manca per chiudere il cerchio.