
Sono rientrati in Italia i due attivisti connazionali che si trovavano a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla che ha tentato di raggiungere la Striscia di Gaza, nonostante sia in vigore un blocco navale. La nave, con tutti i 21 componenti del suo equipaggio, è stata infatti abbordata dalla Marina israeliana e condotta in un porto dello Stato ebraico, dove tutti gli attivisti sono stati identificati e poi rimpatriati. E ora, uno degli italiani, ha annunciato la sua intenzione di denunciare Israele con l'accusa di averlo sequestrato.
"Ho deciso di provare a intraprendere un percorso penale contro lo Stato di Israele per il sequestro illegale e illegittimo dell'equipaggio", ha dichiarato il barese Tony La Piccirella. Dal momento dell'abbordaggio, ha proseguito l'attivista, "si è parlato di un sequestro di persona C'è stato un intervento di venti militari armati che hanno preso possesso dell'imbarcazione dirottandola in Israele. Durante quelle otto ore ci hanno fatti stendere a terra in coperta, sotto la minaccia di armi". Ha poi aggiunto che i militari "hanno tagliato ogni comunicazione e hanno acceso una telecamera che ci seguiva, mentre un infermiere cercava di aiutarci con cibo e acqua", che però loro non hanno accettato perché si erano dichiarati in sciopero.
La Piccirella ha detto inoltre che uno degli attivisti, di New York, "è stato immobilizzato e malmenato", mentre "altri hanno subito un trattamento comunque non democratico". L'italiano ha poi rivendicato di non aver voluto firmare il rimpatrio volontario, perché "significa ammettere di essere entrati illecitamente in Israele". Quanto al governo italiano, ha dichiarato di aver "incontrato solo la console italiana in Israele, ci ho parlato per cinque minuti. Poi non so se dietro le quinte il governo abbia agito". L'intervento del governo e dei diplomatici iraliani è stato evidente ieri, quando la Farnesina ha reso noto che La Piccirella sarebbe rientrato in Italia già oggi perché "i diplomatici sono riusciti a far anticipare a oggi la sua partenza".
L'altro italiano, Antonio Mazzeo, ha fatto rientro a casa il 28 luglio e a nome degli attivisti ha detto che sono "profondamente arrabbiati per quello che è accaduto. Lo sapevamo, partendo, che l'impresa di toccare Gaza sarebbe stata estremamente complicata. Però che si ripetesse, stavolta a meno di 50 miglia di distanza dalla striscia di Gaza, un vero e proprio abbordaggio, un assalto, un sequestro di 21 persone, una deportazione di 21 persone".
Mentre "i marines israeliani sono stati molto attenti a rispettare tutte le procedure militari, il modo con cui siamo stati accolti a Ashqelon è stato veramente ignobile e vergognoso. Alla polizia abbiamo assistito a vere e proprie aggressioni fisiche, spintonamenti, il mio interrogatorio è stato a dir poco indegno", ha aggiunto.