Guerra

Il giano bifronte del disordine mondiale che piace alla Cina

Cianciare di pace mentre già si fa la guerra. Ingannare gli ingenui mentre ci si prepara a scatenare la Guerra, quella vera e grande, sia pure sotto sembianze inedite e disorientanti

Il giano bifronte del disordine mondiale che piace alla Cina

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Cianciare di pace mentre già si fa la guerra. Ingannare gli ingenui mentre ci si prepara a scatenare la Guerra, quella vera e grande, sia pure sotto sembianze inedite e disorientanti. E' questa la strategia dell'Asse anti occidentale che tale guerra l'ha già ampiamente cominciata in Ucraina e in Medio Oriente, e che si prepara ad estenderla se appena le circostanze lo consentiranno anche in Estremo Oriente. La strategia del Giano Bifronte, con una faccia che dice il contrario dell'altra guardando in direzioni opposte. La strategia del nuovo disordine mondiale.

Non si capisce nulla di questo nuovo conflitto se non si ha chiara l'esistenza del nuovo Asse Pechino-Mosca-Teheran. Se non si comprende che le azioni intraprese da cinesi, russi e iraniani (spesso con l'aiuto concreto di alleati minori come Corea del Nord, Bielorussia, Venezuela e altri) sono tra loro coordinate e che il loro bersaglio sono l'egemonia globale americana e più in generale il sistema su fondamenta occidentali che tuttora regola il mondo. Se non si capisce, insomma, che l'obiettivo è instaurare un nuovo ordine mondiale in cui le regole della democrazia liberale, che noi diamo per universali e scontate, verranno scalzate dalle modalità delle autocrazie. Quelle in vigore in Cina, Russia, Iran e presso i loro satelliti, dove un uomo solo che sia Xi Jinping, Vladimir Putin, l'ayatollah Khamenei, Kim Jong-un o altri decide per tutti e tappa la bocca (per sempre, se necessario) a chi dissente.

Paesi del Sud globale come Brasile, Sudafrica e perfino l'India sono attratti da certe prospettive, ma la nuova egemonia s'impone con la guerra. Lo vediamo in Ucraina, dove Iran e Corea del Nord supportano coi loro indispensabili rifornimenti il faticoso sforzo bellico di Mosca teso a impedire la libera scelta di campo di un popolo europeo; in Medio Oriente, dove il sostegno militare di Teheran è decisivo nell'azione di Hamas, in quella degli Houthi yemeniti nel Mar Rosso e in quella per ora limitata di Hezbollah al confine nord di Israele. Anche qui il coordinamento è evidente, inviati di Hamas vanno e vengono da Mosca, che come Pechino conta di trarre il massimo vantaggio dallo choc del 7 ottobre: la prima scacciando gli Usa dalla regione per prenderne il posto, la seconda grazie allo stop ai piani di pacificazione tra Israele e Arabia Saudita che avrebbero affondato la cinese Via della Seta.

Intanto, con il caos fomentato dall'Iran nel Mar Rosso, Russia e Cina i cui navigli non casualmente vengono risparmiati dagli Houthi traggono vantaggio dai danni inflitti alle economie occidentali. La propaganda di questi Paesi, però, parla di pace. Pechino non fa altro che proporsi come mediatrice a mezzo mondo, mentre si arma per aggredire Taiwan con l'assenso pieno di Putin e bullizza i vicini con le sue navi da guerra.

E la Russia? Corteggia gli anti americani d'Europa (sempre numerosi a destra, a sinistra e tra i cattolici pauperisti) e gli illusi nelle magiche proprietà dell'appeasement: ma la pace che costoro auspicano sulla pelle degli ucraini è quella schiavitù o del cimitero, e prepara la prossima guerra in casa nostra.

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