Guerra in Ucraina

"Guerra in stallo", "No, non lo è": tensione a Kiev sul futuro del conflitto

Il timore che la controffensiva non sia in grado di rispettare le più rosee aspettative dell'Occidente preoccupa i vertici ucraini, che ora si trovano alle prese con la "disattenzione" per la guerra a Gaza. Le parole di Valery Zaluzhny diventano un caso

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Con il cono mediatico rivolto sul conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, la guerra in Ucraina si è allontanata dall'attenzione dei mass media e dell'opinione pubblica facendo anche porre dei dubbi sulla volontà dell'Occidente di sostenere ancora Kiev dopo 20 mesi di guerra.

Questa possibilità è stata già smentita tanto dai vertici della Nato quanto dalla Casa Bianca e dai maggiori alleati europei, tutti intenzionati a rimarcare quella formula a cui siamo stati abituati nel corso di questi mesi: aiutare l'Ucraina "finché sarà necessario". Tuttavia, è altrettanto innegabile che questo sostegno a Kiev, specialmente nell'ultimo periodo, si è spesso associato a discorsi sull'efficacia della controffensiva e sulla possibilità di aprire negoziati con Mosca. Temi che con una guerra esplosa in Medio Oriente sono tornati ancora più in voga visto anche il supporto degli Stati Uniti all'operazione militare di Israele e il timore dell'Occidente per la destabilizzazione della regione. Elementi che hanno obbligato i maggiori partner di Kiev a dirottare risorse anche sul fronte del Levante, pur non togliendone al Paese invaso dai russi.

La mancanza di risultati estremamente significativi da parte della controffensiva e la paura di un repentino cambio di passo occidentale agitano, come ovvio, soprattutto il governo ucraino, che ora si trova di fronte anche a delle inevitabili crepe interne al suo sistema. Nei giorni scorsi, a destare particolare interesse è stata l'intervista all'Economist del comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny, che ha ammesso non solo il mancato raggiungimenti dei risultati sperati, ma anche che "il livello di tecnologia" raggiunto dalle forze di Kiev ha fatto sì che ora si sia creata una situazione di "stallo".

Le valutazione del comandante in capo ucraino, da sempre in prima linea contro le forze russe, hanno scosso non poco i corridoi dei palazzi di Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non ha nascosto nei mesi scorsi le difficoltà dell'avanzata e più di recente i timori sulla "disattenzione" globale verso il suo Paese, ha smentito subito Zaluzhny, mentre uno dei portavoce ha addirittura accusato il comandante di fare "il lavoro dell'aggressore". Tuttavia, come ha scritto di recente la Cnn, i segnali delle divisioni interne al governo ucraino iniziano a essere evidenti. Zelensky, in una recente intervista, ha confessato che la guerra in Medio Oriente "distoglie l’attenzione" e che questo sia "uno degli obiettivi della Federazione Russa". Ha chiesto nuovamente gli F-16. E ha smentito categoricamente che gli alleati in America ed Europa premano per un negoziato con Vladimir Putin. Sul punto è intervenuto anche il consigliere Mykhailo Podolyak, che sul social X ha scritto che servono "armi, armi e ancora armi per l'Ucraina" perché "questa è l'unica strada giusta".

Ma le parole di Zaluzhny danno l'impressione di avere sortito effetti psicologici molto più incisivi delle smentite del presidente. O comunque segnalano un problema che in effetti esiste nella discussione generale sul conflitto russo-ucraino. In questo senso, le dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza degli ambasciatori dell'Ue appaiono particolarmente interessanti. Von der Leyen ha rilanciato il sostegno "incrollabile" di Bruxelles a Kiev e l'idea che la guerra sarà il fallimento strategico del Cremlino.

Allo stesso tempo però ha parlato della consapevolezza "che il fallimento di Putin non si tradurrà automaticamente in una vittoria dell'Ucraina" e che è opportuno iniziare a concentrarsi a livello di Ue e diplomatico "su cosa significhi sostenere l'Ucraina fino a che sarà necessario".

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