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Libano, Yemen e Siria: cresce la minaccia. Colpita base americana a Sud di Damasco

In azione le milizie filo-Iran. Israele dispiega unità della Marina nel Mar Rosso

Libano, Yemen e Siria: cresce la minaccia. Colpita base americana a Sud di Damasco
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Cresce sempre più il rischio che il conflitto finora circoscritto in Israele e sulla Striscia di Gaza si allarghi e diventi regionale. Le milizie sciite fedeli a Teheran alzano il tiro ogni giorno. Ieri la base militare statunitense di Tanf, nella Siria meridionale e al confine con Irak e Giordania, è stata presa di mira da almeno due droni armati. L’attacco è stato rivendicato dalla «Resistenza islamica in Irak», una coalizione di gruppi armati iracheni vicini al regime iraniano e al partito libanese Hezbollah e che, secondo l’emittente filo-governativa libanese Al Mayadeen, agirebbe in consonanza con l’assalto di Hamas del 7 ottobre e in risposta «all’aggressione israeliana nella Striscia di Gaza». Gli attacchi contro le basi delle forze americane in Irak e Siria sono una «reazione» all’aiuto fornito da Washington a Israele nella sua guerra contro Hamas, secondo il ministero degli esteri iraniano. «Si raccoglie ciò che si semina», aveva anche detto Naser Kanani, portavoce della diplomazia iraniana.

Il pericolo ora per lo Stato ebraico arriva pure dal confine con il Libano. Hezbollah, il partito libanese, filo-iraniano, nato nel 1982 per impulso appunto di Teheran, si è confrontato più volte con Israele e ha 13 seggi in Parlamento. Il suo ruolo nella guerra in corso è limitato, ma rischia di crescere. Il cosiddetto Partito di Dio ha infatti annunciato di aver ucciso o ferito in tutto 120 soldati israeliani in tre settimane di scontri armati a ridosso della linea di demarcazione tra i due paesi. L’esercito israeliano ha per ora riferito invece di 7 suoi soldati ammazzati sul fronte nord. In un bilancio diffuso dalla tv al Manar di Hezbollah si afferma che oltre ai «120 soldati (israeliani) uccisi e feriti», si contano tra i danni: 9 carri armati Merkava, due blindati per trasporto di truppe e due veicoli Hummer. A questi si devono aggiungere il danneggiamento di «140 telecamere, 33 radar, 69 strumenti di telecomunicazioni, 27 macchinari per raccolta di informazioni belliche».

Hezbollah afferma di aver anche abbattuto, lo scorso 28 ottobre, un drone israeliano che volava sui cieli libanesi. Ma non c’è solo questo fronte. Ieri «le forze di difesa israeliane hanno intercettato una minaccia aerea nell’area del Mar Rosso, a sud della città di Eilat». Lo hanno riferito le stesse Idf su X. C’è quindi un altro nemico a sud e sono gli Houthi dello Yemen, un altro proxy e alleato dell’Iran. I ribelli Houthi hanno lanciato un’offensiva a sorpresa contro la città di Eilat proprio martedì, come rappresaglia per la guerra dello Stato ebraico contro Hamas. Nello specifico, lo hanno fatto impiegando droni e missili, neutralizzati dalle difese israeliane rinforzate dall’apporto statunitense, in particolare dal sistema Arrow.

Lo Stato ebraico ha quindi reagito e ha subito rafforzato le protezioni al porto di Eilat.

Il portavoce militare Daniel Hagari ha spiegato che la marina militare ha dispiegato navi lancia-missili e ha aggiunto: «In quella zona siamo in stato di allerta difensiva». «Inoltre ha spiegato - sappiamo anche attaccare, nel luogo e nei tempi che stabiliremo, sulla base dei nostri interessi di sicurezza».

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