Il Papa: "Stop alla barbarie della guerra". Ma l’Idf si prepara a colpire il centro di Gaza

L'appello inascoltato: "No al piano di deportazione"

Il Papa: "Stop alla barbarie della guerra". Ma l’Idf si prepara a colpire il centro di Gaza
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Altri 73 palestinesi uccisi, molti dei quali durante i raid dell'esercito israeliano intorno ai centri di distribuzione degli aiuti. E, nelle prossime ore, il via libera all'evacuazione dei circa 350mila civili che vivono intorno alla cittadina di Deir Al Balah, nella zona centrale della Striscia. Il tutto mentre, da Castel Gandolfo, Leone XIV pronuncia un Angelus in cui chiede di metter fine alla «barbarie della guerra», all'«uso indiscriminato della forza» e allo «spostamento forzato della popolazione». Mai, vien da dire, un appello del Pontefice è rimasto più inascoltato.

Mentre il Papa pronuncia quelle parole a Deir Al Balah, la cittadina nel centro della Striscia abitata prima della guerra da circa 70mila palestinesi, risuonano le disposizioni del Colonnello Avichay Adraee, il portavoce in lingua araba dell'esercito, pronto a intimare l'ordine di evacuazione della città per facilitare l'avvio nella zona della prima grande operazione militare dal 7 ottobre a oggi. «L'Idf continua ad operare con tutta la sua forza per distruggere le capacità del nemico e le infrastrutture terroristiche della zona espandendo le sue attività anche in un'area in cui non ha mai operato prima», precisa su X lo stesso colonnello Avichay Adraee. In effetti quel che fa più specie è la decisione dell'esercito israeliano di operare dentro un centro abitato in cui - secondo molte informazioni d'intelligence - si troverebbero le prigioni in cui sono reclusi gli ultimi 18 ostaggi ancora in vita. Proprio per questo gli ordini dell'esercito israeliano sollevano il malcontento dei familiari degli ostaggi convinti che l'operazione metta ancor più a rischio la vita dei loro parenti. «C'è qualcuno in grado di prometterci che la decisione non comporterà come costo la perdita dei nostri cari?», chiede un comunicato del Forum animato dalle famiglie dei prigionieri.

La sopravvivenza del centro abitato di Deir Al Balah è cruciale anche per gli aiuti umanitari. Trattandosi dell'unica cittadina della Striscia dove il 57% di case, palazzine ed edifici è ancora in piedi, Deir Balah è diventata, con l'espandersi della guerra, il centro in cui alloggiano i funzionari delle Nazioni Unite e delle principali organizzazioni che garantiscono appoggio umanitario e cure mediche ai civili di Gaza. Dunque un'operazione militare in grande stile all'interno di quel centro abitato rischia di compromettere le ultime attività di supporto offerte alla popolazione civile. Ma la decisione dei vertici militari di evitare fin qui operazioni di terra dentro Deir Balah avrebbe contribuito anche a trasformare la cittadina nell'ultimo bastione di Hamas. Lì si nasconderebbero da mesi molti dei comandanti sopravvissuti alle offensive e le loro unità ancora operative. L'offensiva israeliana celerebbe dunque il tentativo di dare il colpo di grazia ai vertici di Hamas ancora in vita, distruggendone arsenali e tunnel per tentare, nel contempo, la non facile liberazione degli ostaggi. Secondo molti osservatori l'imminente offensiva ha però un obbiettivo politico strategico ancor più importante.

L'evacuazione forzata dei 350mila abitanti di Deir Al Balah e dintorni concluderebbe di fatto quello «spostamento» di due milioni di abitanti della Striscia nella zona di Rafah considerato l'obiettivo finale del governo Netanyahu.

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