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Raid ucraino contro la flotta ombra di Mosca: il "Gruppo 13" torna a colpire nel Mar Nero

L'intelligence ucraina ha rivendicato gli attacchi contro due petroliere della "flotta ombra" russa nel Mar Nero. Una terza nave sta affondando al largo di Dakar

Raid ucraino contro la flotta ombra di Mosca: il "Gruppo 13" torna a colpire nel Mar Nero
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L'intelligence ucraina è tornata a colpire con i suoi droni navali, mettendo nel mirino delle petroliere associate alla "flotta fantasma" che Mosca impiega per contrabbandare petrolio sottoposto a sanzioni. Il Servizio di sicurezza ucraino, Sbu, ha rivendicato gli attacchi sferrati contro due petroliere che battono bandiera gambiana, la Kairo e la Virat, con droni Sea Baby impiegati come barchini esplosivi. Entrambe le petroliere sono considerate parte di quella che viene definita la "flotta ombra" russa. Le due navi si trovavano nel Mar Nero quando sono state colpite dai piccoli battelli condotti in remoto dagli operatori, di solito commando del "Gruppo 13".

Secondo quanto riportato dalle fonti, infatti, gli ucraini, pionieri di questa nuova tattica di guerra che attinge alla vecchia invenzione dei "barchini esplosivi" impiegati dagli incursori italiani nel secondo conflitto mondiale, hanno condotto "un'operazione congiunta della 13a Direzione Generale del Controspionaggio Militare dell'Sbu con la Marina ucraina". Nel mirino delle videocamere con visuale in prima persona che consentono all'operatore di portare un piccolo battello Sea Baby - Unmanned Surface Vessel che misura appena 6 metri di lunghezza, ha un'autonomia di 1.000 km e può correre sulle onde a una velocità di quasi 50 nodi - altre alle due navi colpite nel Mar Nero, al largo delle coste della Turchia, sarebbe finita anche la petroliera Mersin, che batte bandiera panamense, è di proprietà turca e sta affondando al largo di Dakar, Africa occidentale. Anche la Mersin è "presumibilmente affiliata" alla Flotta Ombra russa ed è stata attaccata durante la notte da quelle che vengono riportate come "navi di superficie senza equipaggio". In questo caso, considerate le coordinate, possiamo supporre che i droni siano stati rilasciati da una nave-madre che operava al largo del Senegal.

Per l'intelligence ucraina, entrambe le petroliere colpite nel Mar Nero il 28 e 29 novembre erano dirette verso il porto russo di Novorossiysk, considerato il principale hub del traffico parallelo di greggio russo. Anche questo importante terminal petrolifero è stato oggetto di un attacco da parte di "imbarcazioni senza equipaggio" che avrebbero danneggiato uno dei tre punti di ormeggio della ​Caspian Pipeline Consortium.

Fonti diplomatiche russe non hanno tardato a definire "attacchi terroristici mirati e insidiosi" i raid sferrati contro la Virat e Kaitos, che sono state colpite mentre si trovavano nella zona economica esclusiva della Turchia. Mentre il governo turco ha condannato gli attacchi di droni ucraini contro due petroliere, sottolineando come l'attacco abbia comportato "gravi rischi per la navigazione, la vita umana, i beni e la sicurezza ambientale nella regione".

Questi attacchi, forse condotti anche al largo delle coste italiane ma con metodi di sabotaggio differenti, rappresentano una efficiente strategia di disturbo delle attività russe nelle zone grigie che possono essere considerate il campo di battaglia collaterale del conflitto, ma sono una pericolosa minaccia per l'ecosistema marino che può coinvolgere potenze che non sono formalmente coinvolte nella guerra che coinvolge - da ormai quasi quattro anni - l'Ucraina e la Federazione Russa.

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