"Guasto critico, si rischia l'esplosione". Allarme per il sottomarino russo Novorossiysk nel Mediterraneo

I membri dell'equipaggio potrebbero essere costretti a pompare il carburante direttamente in mare, un’operazione considerata ad alto rischio per il pericolo di incendi o esplosioni a bordo

"Guasto critico, si rischia l'esplosione". Allarme per il sottomarino russo Novorossiysk nel Mediterraneo
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A metà luglio, da queste colonne, avevamo raccontato della cosiddetta "Syrian Express", convoglio militare così ribattezzato informalmente dopo il ridimensionamento della base siriana di Tartus, costringendo la Russia a rinunciare a una presenza marittima strutturata nella regione. Fra questi, il sommergibile Novorossiysk, di classe Kilo potenziata, era stato segnalato insieme al rimorchiatore Jakob Grebelsky in navigazione verso est, a largo della Sicilia.

In queste ore, proprio il Novorossiysk avrebbe subìto un guasto critico al sistema di alimentazione con conseguente perdita di carburante all’interno dello scafo. Il sottomarino avrebbe lasciato il Mar Mediterraneo ieri sera per dirigersi verso l'Atlantico, con rotta prevista verso la base navale di Kronstadt. Secondo il canale Telegram russo VChk-OGPU, il carburante si sta accumulando nella stiva, creando un rischio di esplosione. Il canale, che è noto per avere contatti con l'intelligence russa, ha informato i suoi 330.000 abbonati che i membri dell'equipaggio potrebbero essere costretti a pompare il carburante direttamente in mare, un’operazione considerata ad alto rischio per il pericolo di incendi o esplosioni a bordo. Il battello, lungo 72 metri e dotato di motori diesel ed elettrici, è progettato per operazioni silenziose ed è in grado di imbarcare missili Kalibr e siluri pesanti, sebbene in missioni nel Mediterraneo trasporti in genere armamenti convenzionali. A bordo ci sono 52 militari, ma fonti interne sostengono che manchino sia i pezzi di ricambio sia le competenze tecniche necessarie a risolvere il guasto.

Il malfunzionamento del Novorossiysk si inserisce in una serie di incidenti che mettono in evidenza le difficoltà operative della Marina russa. Ad agosto, la corvetta missilistica Vyshny Volochyok è rimasta seriamente danneggiata dopo una collisione con una petroliera civile nella baia di Temryuk, nel Mar d’Azov. Le immagini diffuse da VChK-OGPU mostrano evidenti danni allo scafo, anche se i rapporti ufficiali hanno attribuito l’episodio a un presunto “attacco con drone”, minimizzando le conseguenze sull’efficienza della nave. Sempre in agosto, un altro colpo all’immagine della flotta: il rimorchiatore Kapitan Ushakov, appena varato al Cantiere Navale Baltico di San Pietroburgo e destinato alla Flotta del Nord, si è capovolto durante i test a causa dell’allagamento del compartimento macchine, finendo adagiato sul fondale.

Questi incidenti si sommano alle difficoltà logistiche della Russia nel Mediterraneo: la caduta del regime di Bashar al-Assad ha ridotto l’accesso alle infrastrutture siriane di Tartus, costringendo Mosca a gestire le proprie unità navali con supporto limitato, affidandosi a petroliere e navi di servizio ma senza più una base solida per manutenzione e riparazioni.

Il quadro, osservano gli analisti, conferma come le ambizioni di proiezione marittima del Cremlino si scontrino con la realtà di una flotta sotto pressione, tra guasti tecnici, incidenti e infrastrutture ridotte all’osso.

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