Tomahawk, ma non solo: cosa svela il "tour delle armi" di Zelensky negli Usa

Per Zelensky il tour statunitense rappresenta già un successo tattico: ha portato la causa ucraina al centro dell’attenzione industriale americana e ha creato nuovi interlocutori oltre la politica

Tomahawk, ma non solo: cosa svela il "tour delle armi" di Zelensky negli Usa

Il viaggio di Volodymyr Zelensky negli Stati Uniti, culminato nell’incontro di oggi con Donald Trump, è molto più di una visita bilaterale. È stato il primo atto di una nuova fase della guerra in Ucraina. "Anche noi abbiamo bisogno dei Tomahawk, non vogliamo dare via cose che servono anche per la nostra difesa", ha detto Trump nell'incontro alla Casa Bianca pur mostrandosi lievemente possibilista sul sostegno ulteriore a Kiev. Ricevendo Zelensky, infatti, Trump ha dichiarato che spera che la guerra finisca senza che l'Ucraina abbia bisogno dei missili Tomahawk.

La strategia: agganciare l’industria prima della politica

Negli incontri che hanno preceduto il vertice con Trump, Zelensky e i suoi emissari hanno incontrato i vertici di Lockheed Martin e Raytheon, i due maggiori produttori di sistemi missilistici e di difesa aerea degli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Politico, la delegazione ucraina ha discusso “progetti di cooperazione industriale e linee di fornitura” per sistemi Patriot, NASAMS e F-16, con l’obiettivo di stabilire una filiera di manutenzione e produzione condivisa in territorio ucraino.

Il messaggio politico è chiaro: Kiev non vuole più dipendere unicamente dai fondi di assistenza americana, ma punta a una partnership strutturale con le aziende statunitensi, capace di garantire sostenibilità e continuità al proprio sforzo bellico. È un cambio di paradigma, che mira a “industrializzare” l’alleanza, aggirando in parte le incertezze della politica americana, soprattutto dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca.

Dietro la cautela c’è un calcolo politico in vista del 202: Trump sa che parte del suo elettorato guarda con crescente scetticismo al continuo sostegno militare a Kiev. In questo senso, gli incontri di Zelensky con Lockheed Martin e Raytheon servono anche a creare una pressione “dal basso”: se le grandi aziende americane mostrano interesse e si dichiarano pronte alla cooperazione, la Casa Bianca avrà più difficoltà a frenare.

L’ombra della Russia e la corsa al riarmo e l’Europa sullo sfondo

A Mosca, le reazioni non si sono fatte attendere. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito “una provocazione diretta” la prospettiva che Kiev possa ottenere missili Tomahawk o sistemi Patriot aggiuntivi. Nei media russi, il tour americano di Zelensky è stato interpretato come “un tentativo disperato di riaccendere una guerra già persa”. In realtà, la mossa ucraina risponde a una logica precisa: consolidare il legame con l’apparato industriale-militare americano proprio mentre la Russia intensifica i contatti con la Cina e l’Iran per garantire la propria produzione bellica. Quello che si delinea è un ritorno, sotto forma aggiornata, a una “guerra fredda industriale”: non solo due blocchi militari, ma due ecosistemi produttivi in competizione globale.

In tutto questo, l’Europa appare in una posizione di crescente marginalità. Mentre Zelensky tratta direttamente con le aziende statunitensi, l’Unione Europea fatica a mantenere la coesione politica interna e a sostenere finanziariamente l’Ucraina. L’incontro con Trump segna anche la fine simbolica del ciclo iniziato con Biden e Ursula von der Leyen, basato sulla diplomazia multilaterale. Oggi l’Ucraina si rivolge direttamente a Washington e alle sue industrie, con un approccio pragmatico e bilaterale. Fonti diplomatiche europee, citate da Reuters, hanno espresso “preoccupazione per la perdita di coordinamento”, ma al tempo stesso ammettono che “nessun Paese europeo ha la capacità industriale di sostituire il supporto statunitense”.

Gli interessi economici dietro la diplomazia

Gli incontri tra Kiev e i colossi della difesa non sono solo politico-militari. L’Ucraina offre in cambio accesso a risorse minerarie strategiche — titanio, litio, terre rare — indispensabili per la produzione di armi e semiconduttori. Già nel 2023 era stato firmato un memorandum di cooperazione mineraria tra Kiev e Washington, e ora la prospettiva di ampliarlo rende le trattative ancora più delicate. Come osserva il Kyiv Post, questa “diplomazia dei minerali” rappresenta un aspetto poco visibile ma cruciale del nuovo equilibrio: le armi in cambio di materie prime. Un modello che ricalca la logica delle guerre del XX secolo, adattato però al XXI secolo digitale e multipolare.

Alla fine, la vera partita si gioca sulla continuità. Le aziende americane possono garantire la tecnologia e la capacità produttiva, ma senza un impegno politico e finanziario chiaro da parte di Washington, i contratti rischiano di restare sulla carta. Trump, in pubblico, ha parlato di “supporto condizionato ai risultati sul campo”, lasciando intendere che l’aiuto futuro dipenderà dai progressi ucraini nella guerra e dalla disponibilità europea a condividere i costi.

Per Zelensky, tuttavia, il tour statunitense rappresenta già un successo tattico: ha portato la causa ucraina al

centro dell’attenzione industriale americana e ha creato nuovi interlocutori oltre la politica. In un momento in cui il conflitto sembra congelarsi militarmente, Kiev ha spostato la battaglia sul piano economico e tecnologico.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica